Il Ministero dell’Istruzione dà il via libera alla formazione di 14.224 insegnanti di sostegno, dalla scuola dell’infanzia alle superiori, ma dai sindacati arriva una solenne bocciatura: ne servirebbero di più, soprattutto al Nord, almeno 50mila, tanti quanti sono gli attuali supplenti, su un totale di 141mila docenti. Gli alunni disabili sono, invece, 245.723, in crescita rispetto ai 234.658 dello scorso anno scolastico.
Nel decreto firmato dal ministro Marco Bussetti sono indicate anche le prove di accesso ai corsi di specializzazione erogati dalle università: il 28 marzo mattina per la scuola dell’infanzia e di pomeriggio per la primaria, il 29 marzo di mattina per la media e di pomeriggio per le superiori. I corsi dovranno concludersi entro febbraio 2020.
«In tre anni specializzeremo 40mila nuovi insegnanti di sostegno», è la promessa del ministro Bussetti. A cui, però, non crede la segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi. Che parte dai numeri: 200 posti per il Piemonte, 320 per l’Emilia Romagna e 1.030 in Lombardia. «Come può un territorio mettere a disposizione mille posti e aver bisogno di sostegno per 20mila unità?», si chiede la segretaria Gissi, rilanciando la proposta di mettere mano al meccanismo che governa la distribuzione dei posti nei corsi di specializzazione. «Il criterio – sottolinea Gissi – deve essere il fabbisogno del territorio, non la sostenibilità economica delle università, alle quali va tolta l’esclusiva della formazione dei docenti di sostegno».
Sulla diseguale distribuzione territoriale dei posti di specializzazione, insiste anche Ernesto Ciracì, presidente di Misos, l’associazione degli insegnanti specializzati sul sostegno, che ricorda come la maggior parte dei posti saranno attivati dalle università del Sud, «mentre sono proprio le regioni del Nord ad avere bisogno di docenti specializzati sul sostegno». Ancora Ciracì ricorda che «nelle province del Nord sono oltre 10mila le cattedre di sostegno di diritto, che vengono assegnate a docenti non qualificati, spesso neolaureati e senza esperienza alcuna». Un problema che, ribadisce il presidente di Misos, «avremo anche il prossimo anno scolastico, dato che i 14mila candidati dei corsi appena annunciati dal ministero, si specializzeranno non prima del prossimo mese di febbraio, ad anno già abbondantemente iniziato».
Sul fenomeno degli insegnanti di sostegno privi di specializzazione interviene anche la Flc-Cgil, ricordando le «50mila cattedre assegnate a supplenti». Il sindacato ricorda, inoltre, che «un insegnante di sostegno su tre è precario». «Il vero cambiamento – si legge in una nota – sarebbe stabilizzare i 41mila posti attribuiti in deroga e garantire l’accesso al Tfa ai tanti docenti precari, che da anni lavorano in questo settore con incarichi al 30 giugno», sottolinea la Flc-Cgil, dando appuntamento agli iscritti alla manifestazione del 12 marzo #iolavoroascuola.
Infine, ricorso contro il decreto del Miur sono annunciati dall’Anief, che contesta l’esclusione dalle prove di selezione dei diplomati al Conservatorio, alle Belle Arti, all’Accademia della danza e dei dottori di ricerca.
Paolo Ferrario
Avvenire, 27 febbraio 2019