UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Sinodalità, per gli atenei è uno «stile di pensiero»

Il cardinale vicario Angelo De Donatis all’inaugurazione dell’anno accademico dell’ateneo Regina Apostolorum
12 Ottobre 2021

A pochi giorni dall’inizio del Sinodo – su indicazione di Papa Francesco tempo di riflessione per tutta la Chiesa sul tema stesso della sinodalità – il cardinale vicario Angelo De Donatis ha voluto partire proprio dal senso di questa esperienza per la sua lectio magistralis, tenuta giovedì sera in occasione dell’avvio dell’anno accademico dell’Università Pontificia Regina Apostolorum, nel quartiere Aurelio. «La sinodalità non è soltanto una dimensione che stiamo sperimentando e che sperimenteremo a livello ecclesiale, come discepoli di Cristo – ha spiegato il porporato rivolgendosi al corpo docente e agli studenti dell’ateneo vicino alla Congregazione dei Legionari di Cristo –, ma anche uno stile di pensiero per l’università e quindi il compito specifico di una istituzione accademica».

In particolare De Donatis ha incentrato la sua riflessione su «due termini – sinodalità e sapere – tra i quali il collegamento non appare immediatamente evidente», mentre c’è tra loro «una relazione positiva». In primo luogo, il cardinale ha osservato che «sinodalità è un termine che caratterizza una modalità di governo della Chiesa, che ha origine nel I e II secolo con la pratica conciliare», tuttavia «l’agire sinodale non è alternativo all’agire dell’uno, che non può però mai pensarsi se non in relazione con gli altri». Papa Francesco, ha continuato il porporato, «ha fatto propria, non solo nei suoi discorsi ma anche nelle sue scelte, la sinodalità, e non solo come forma di governo ma anche come stile della Chiesa», laddove lo scopo del vivere questa dimensione «è dare testimonianza, come cristiani, di una vita nella quale unità e diversità non si contrappongono».

Quindi De Donatis ha osservato come «nella dimensione sinodale, rispetto alla quale siamo ancora tutti apprendisti, si pone in evidenza l’atteggiamento dell’ascolto e, di più, di un ascolto contemplativo» perché «siamo chiamati ad ascoltare anche e soprattutto chi è distante, considerando sempre l’altro, con il suo vissuto e il suo pensiero, un dono che viene dall’alto, cioè dallo Spirito Santo, che lavora in tutti». Non si tratta cioè di «un ascolto nel quale uno parla e gli altri tacciono, secondo la distinzione tra una Chiesa docente e una Chiesa discente – ha continuato –, anzi, soprattutto oggi c’è bisogno di un’inversione delle parti, dando e offrendo a ciascuno il tempo sia per parlare che per ascoltare». Chiarito dunque che «la promozione della sinodalità implica la promozione di un tempo per l’ascolto contemplativo», la proposta del presule è stata quella di adottare «lo stesso stile come orientamento per il pensiero, affinché sia dialogico e non esclusivo, capace di accogliere, incoraggiare e sostenere la partecipazione di soggetti diversi». Da qui il richiamo del cardinale all’universalità del desiderio di sapere, «come insegna Aristotele», e l’invito a «tenere insieme i tanti saperi dell’Università, che già in origine erano molteplici e che oggi si sono moltiplicati», promuovendo e praticando «la transdisciplinarietà ossia mostrando come i diversi saperi possono integrarsi entrando in dialogo, favorendo un incontro gratuito e di confronto, in vista di un reciproco arricchimento, da non valutare solo in termini quantitativi». Quindi, concludendo, De Donatis ha auspicato che «la missione accademica sia anche una missione ecclesiale».

Ad aprire i lavori era stato padre José E. Oyarzún, rettore dell’Università Regina Apostolorum dal 2019, che nella sua lectio inauguralis ha osservato come «nel cambiamento d’epoca che stiamo vivendo dobbiamo interrogarci sulla sfida che ci viene posta come istituzione accademica e chiederci qual è davvero la nostra missione oggi, dimostrandoci una di quelle minoranze creative, capaci di incidere nella società primariamente essendo presenti come Chiesa nel dibattito pubblico». In particolare, «il nostro obiettivo – ha evidenziato – deve essere l’evangelizzazione della cultura».

Michela Altoviti

Roma Sette, 10 ottobre 2021