UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Sicurezza, fiducia e fantasia. Così sono ripartite le scuole

Tante le precauzioni, ma anche le soluzioni per affrontare la nuova quotidianità
6 Ottobre 2020

Dopo un primo smarrimento per la chiusura delle scuole a causa della pandemia, dopo il periodo faticoso ma abitato dalla generosità delle insegnanti che hanno continuato - a distanza - la loro azione educativa, dopo le sperimentazioni dei centri estivi rispettando le nuove regole, ecco che, finalmente, le scuole dell’infanzia hanno riaperto.

Forte è la preoccupazione che accompagna questa riapertura che segna un significativo ritorno a 'una certa normalità'. Infragiliti dalla situazione economica sempre più precaria, abbiamo soprattutto la forte preoccupazione che è di tipo educativo. Sapremo riprodurre un clima educativo sereno? Riusciremo a rispettare tutte le norme igienico- sanitarie che ci sono richieste? Sapremo farlo all’interno di una vera e propria progettualità educativa?

La strana estate di questo difficile 2020 è trascorsa, per insegnanti e coordinatrici, nello studio e nella riflessione: seminari online, letture, discussioni, incontri di progettazione hanno riportato presto al lavoro le insegnanti delle scuole dell’infanzia che si sono trovate di fronte a una inedita sfida e a miriadi di incognite. Ma l’hanno fatto volentieri e con determinazione perché riaprire è un bene necessario. È bene per bambine e bambini, che hanno bisogno di riannodare il filo del loro percorso educativo, con figure professionali e tra i loro compagni. Riaprire è bene per le famiglie, che hanno bisogno del supporto di professionisti, perché per educare un bambino serve un villaggio intero. Riaprire è bene per gli educatori, che hanno il diritto di rientrare al lavoro, per guadagnare il pane quotidiano. Riaprire è bene per le nostre comunità, che nello spirito del Vangelo non si tirano indietro nelle sfide più difficili.

Ma riaprire non è facile: perché di mezzo c’è la salute, di piccoli e grandi; perché le limitazioni della normativa sono tante e complesse. Non è facile perché la pandemia, ancora in atto, ci impedisce quei gesti quotidiani e fondamentali come gli abbracci, i sussurri, la condivisione di oggetti e materiali. Eppure abbiamo riaperto. In forme inedite, mettendo in gioco quella creatività che si instaura quando nulla si può fare 'come si è sempre fatto'. Tutto è da ripensare, anche i gesti più scontati. Non ci mancano le idee, perché ci anima una visione: il bene dei bambini, che ci chiama a gran voce. È così che come scuole ci tro- viamo a dare nuovo significato ai gesti che una volta compivamo in modo forse distratto; e a dare un significato ai gesti limitati o nuovi che la situazione di pandemia ci richiede. Ma è all’interno di questi vincoli che si attivano nuove possibilità.

Tra le altre, le scuole della Fism di Bergamo, in una terra profondamente segnata dalla pandemia, per garantire insieme sicurezza e significatività educativa, hanno proposto una cornice narrativa che permette ai bambini di fare esperienza della scuola al tempo del Covid come di un’avventura da vivere con impegno ma con linguaggio di fiaba. Le scuole si sono trasformate nella mitica 'Isola che non c’è' di Peter Pan, dove si vivono fantastiche avventure preparandosi ad affrontare i mari pieni di insidie con le armi della prevenzione; dove ogni gruppo vive nella sua isola, ma all’interno di un arcipelago dove si è distanti ma uniti, separati ma in un viaggio comune.

Alcune scuole del Veneto si sono trasformate in astronavi dove le maestre indossano strane tute (protettive) e scafandri (mascherine) rese simpatici equipaggiamenti per un viaggio interstellare sicuro e divertente. La Fism Lombardia ha attivato con le docenti una seria riflessione sugli spazi: dentro le aule, negli ambienti comuni, in quelli all’aperto. Non solo distanziamento, non solo nuova disposizione degli arredi funzionale alle regole anti-Covid, ma un vero e proprio ripensamento del significato educativo dello spazio, di ciò che esso permette per l’autonomia dei bambini e i loro apprendimenti; anche oltre questo tempo di emergenza. La Fism dell’Emilia Romagna si è resa conto del grande impegno degli educatori per operare questo ripensamento: un impegno che chiede energie cognitive, ma anche affettive ed emotive in quanto genera spaesamento e preoccupazione. È così che nasce un progetto di cura di sé per le insegnanti che, nella riflessione, ritrovano fili di senso per il proprio agire per il bene dei bambini.

Ci aspetta un anno duro, lo sappiamo. Ma abbiamo la forza del nostro 'stile Fism': siamo scuole della comunità e le comunità sono al nostro fianco. Ora più che mai siamo chiamati a rinascere insieme, coltivando il nostro bene più grande: il nostro futuro. I bambini.

Marco Ubbiali, componente della Commissione tecnica del Settore pedagogico nazionale della Fism

Avvenire, 6 ottobre 2020