Un’altra tessera si va ad aggiungere al complesso mosaico della riapertura delle scuole a settembre, anche se i presidi lanciano l’allarme: così non si riparte. Dopo il Protocollo di sicurezza reso noto nei giorni scorsi dal Comitato tecnico scientifico, ora è la volta della task force di esperti istituita il 23 aprile dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, e coordinata da Patrizio Bianchi, fornire le prime indicazioni pratiche alle scuole. Per rispettare le esigenze di distanziamento fisico (indicate dal Cts in un metro in classe e due metri in palestra), gli esperti suggeriscono di «adattare il numero di alunni per classe in ragione degli spazi d’aula disponibili», di «ridurre l’orario annuale obbligatorio fino a un massimo del 20%», di diminuire la durata delle lezioni «fino a un minimo di 40 minuti» e di aumentare l’organico di insegnanti del 15%.
Il gruppo di lavoro di Bianchi si sofferma poi sui diversi ordini di scuola. Per l’infanzia – dove, secondo le indicazioni del Cts, i bambini non dovranno indossare la mascherina, ma le insegnanti sì, oltre a guanti e occhiali di protezione – suggerisce di organizzare le attività «in piccoli gruppi, sempre con la stessa composizione e, possibilmente, con gli stessi insegnanti, eventualmente riducendo le ore e alternando i gruppi». Altra indicazione per i più piccoli è quella di «incrementare le attività all’aperto, prevedendo aree distinte nei momenti di ingresso e di uscita» e di «vietare l’ingresso dei genitori all’interno degli spazi educativi».
Per la scuola primaria, l’indicazione è di «garantire almeno 20 ore settimanali» a scuola, promuovendo accordi con il terzo settore per organizzare attività al di fuori degli spazi scolastici. «Attenzione andrà rivolta ad assicurare la frequenza regolare degli alunni con particolari difficoltà personali o familiari», scrivono gli esperti del Ministero, che, per tutti gli ordini di scuola, indicano «una priorità: gli alunni con disabilità».
Per la scuola secondaria, infine, la commissione Bianchi suggerisce un mix di scuola «formale e informale», di presenza e distanza, con percorsi e attività supportati da “Patti educativi di comunità”, articolati e diversificati da territorio a territorio. «In ogni caso – scrivono gli esperti – occorre fornire a tutti un tempo di presenza a scuola e un tempo ulteriore che non sia in alcun modo riempitivo». Oltre alle «risorse della didattica a distanza», tra le quali «le offerte del servizio radiotelevisivo nazionale», gli esperti suggeriscono di «fruire dei servizi del territorio», come i musei, le visite guidate ai monumenti, alle aziende e agli studi professionali.
Un capitolo a parte, gli esperti lo dedicano ai dirigenti scolastici, per i quali individuano diciassette nuove incombenze, chiedendo, però, di alleggerire il carico di responsabilità penali in caso di contagio negli ambienti scolastici, proponendo di «considerare punibile esclusivamente il dolo e la colpa grave».
E «responsabilità sostenibili» è tornato a chiedere, anche ieri, il presidente dell’Associazione nazionale presidi, Antonello Giannelli, che da settimane ormai non perde occasione per ricordare al ministero questa sorta di “spada di Damocle” che grava sulla testa dei dirigenti scolastici. «Denunciamo l’impossibilità di gestire in sicurezza la riapertura delle scuole senza che siano prima attuati degli adeguati e permanenti interventi di sistema», tuona Giannelli. Che ritiene semplicemente «inapplicabili» le disposizioni del Cts «sul distanziamento nei momenti ricreativi» e denuncia «la forte interferenza con la didattica del pasto consumato in aula». E qui il riferimento è all’indicazione di fornire agli studenti, al posto del pranzo in sala mensa, dei “lunch box” da consumare, appunto, in classe. «Chiediamo vincoli chiari, risorse certe, libertà di gestione e responsabilità sostenibili», conclude Giannelli. Sollecitando il Ministero a risolvere «con urgenza», alcuni «annosi problemi», come l’individuazione di «un protocollo di sicurezza che delinei con precisione le misure da adottare, in modo da limitare il margine valutativo delle singole scuole e garantire al massimo l’incolumità di tutti», rivedendo «la responsabilità penale in materia infortunistica, per renderla equa e sostenibile».
Paolo Ferrario
Avvenire, 31 maggio 2020