Dopo il tempo sospeso che contraddistingue il mese di agosto, con l’arrivo di settembre il calendario si rimette in moto scandendo nuovi inizi e ripartenze. Ci si rimette all’opera, ponendo mano a impegni e progetti. E se il lavoro educativo dei genitori non si ferma mai, neanche in vacanza, senz’altro l’inizio di un nuovo anno scolastico segna la ripartenza più importante non solo per milioni di studenti ma anche per le loro famiglie. Anche l’Agesc – Associazione di Genitori delle Scuole Cattoliche – riprende le proprie iniziative e attività a partire da questa rubrica che il quotidiano dei vescovi italiani ospita ogni venerdì. Ovvio che l’inizio di un nuovo anno sociale (quello dell’Agesc decorre dal 1° settembre) abbia come appuntamento prioritario l’apertura delle iscrizioni all’associazione per quanti, genitori o operatori della scuola cattolica, vogliano partecipare alle sue attività, condividendone gli scopi e i principi.
Ma quali sono questi scopi, le finalità ultime di un’associazione laicale ed ecclesiale insieme come è l’Agesc, che ha a cuore la presenza dei genitori nella scuola cattolica? Cosa esattamente interessa ai genitori dell’Agesc? Sicuramente interessa la missione educativa che tanto il magistero della Chiesa che la nostra Costituzione riconoscono essere affidata in via primaria ai genitori e, quindi, solo in modo complementare e sussidiaria ad agenzie pubbliche come la scuola. Di conseguenza ai soci dell’Agesc sta a cuore la libertà di compiere appieno questa missione, senza limitazioni e deroghe. In altre parole, sta a cuore la libertà di scelta educativa ovvero la possibilità per i genitori di scegliere la scuola che ritengono migliore per i propri figli liberi da condizionamenti economici. Situazione che invece oggi si determina a causa dell’assenza di un effettivo aiuto economico per le famiglie che sostengono le rette previste dalle scuole paritarie. D’altra parte, non vi è chi non veda la contraddizione di un sistema statale che prescrive la partecipazione mediante imposizione fiscale di tutti i cittadini alla spesa pubblica per l’istruzione, salvo poi richiedere ad una parte di essi di sostenere nuovamente il costo della formazione in via privata se la scelta ricade su un istituto paritario. Si può senz’altro dire che i genitori delle scuole cattoliche pagano due volte: una quando versano l’Irpef all’Erario e un’altra quando pagano la retta alla scuola.
Tuttavia, la missione sociale dell’Agesc non si esaurisce nella dimensione politica e civile, seppure ritenuta di fondamentale importanza. Già il Santo Giovanni Paolo II ci ammoniva a considerare che a noi «è chiesto non solo di rivendicare dei diritti, ma soprattutto di partecipare attivamente, creativamente e costruttivamente alla vita della scuola cattolica». È questo l’impegno che un genitore che si iscrive all’Agesc si assume nel lavoro educativo quotidiano: divenire, insieme agli altri soggetti della scuola, responsabile in prima persona della scuola stessa, affinché essa sia esperienza viva di crescita e di educazione per i propri figli e non mera fruizione di un servizio formativo, che dispensi competenze e addestri delle capacità. Non si dà scuola in grado di educare davvero senza il protagonismo dei genitori. Allorché in una scuola si venga a costituire un comitato di istituto dell’Agesc lo scopo che esso persegue è quello di formare una “comunità educante” facendo proprio l’ammonimento di un antico proverbio africano secondo cui per «crescere un bambino ci vuole un villaggio». Fuori di metafora, in dialogo con i docenti e i dirigenti della scuola, il comitato di istituto dell’Agesc, aggregazione primaria dell’associazione, contribuisce innanzi tutto all’elaborazione del progetto educativo assumendosene appieno e criticamente la responsabilità. Il progetto educativo d’altronde non riguarda solo il programma di studio ma anche le sue modalità di svolgimento, l’approccio pedagogico, le attività complementari, il ruolo stesso della scuola come luogo sociale.
Non si può esaurire nell’economia di uno spazio come questo la profondità e ricchezza anche auto-formativa di un compito come questo. Allo stesso tempo non si può non aggiungere che l’Agesc è anche un’esperienza di fede per chi, illuminato dal magistero della Chiesa e dal messaggio di verità del Vangelo, intenda la genitorialità come dono di sé oltre che della vita, da esperire principalmente in un compito educativo vissuto senza cesure e deleghe. Sono questi i motivi per cui iscriversi all’Agesc e in queste settimane lo si può fare rivolgendosi ai nostri comitati di istituto, provinciali o regionali o andando sul sito www.agesc.it.
Umberto Palaia
Avvenire, 6 settembre 2024