UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Se la scuola non riapre l’Italia non riparte

L’ex premier Renzi: danni incommensurabili dalla chiusura, ora torni il merito
1 Giugno 2020

Pubblichiamo un estratto dell’ultimo libro dell’ex premier e leader di Italia Viva, Matteo Renzi. Il volume si intitola 'La mossa del cavallo. Come ricominciare, insieme' (Marsilio, pp. 224, euro 16). In libreria da giovedì.

Fra le lezioni più dolorose degli ultimi mesi non c’è soltanto l’evidenza devastante del numero dei morti o la preoccupazione per la crisi economica, ma l’ulteriore conferma del ruolo ancillare che il dibattito politico - e purtroppo anche l’opinione pubblica - hanno assegnato al tema dell’istruzione. Siamo stati i primi a chiudere le scuole e gli ultimi a riaprirle, al grido di «non mettiamo a rischio i nostri figli». È ovvio che la loro salute ci stia a cuore più della nostra, ma aver considerato secondario il dramma di una lunga sospensione delle attività scolastiche è stato un errore politico imperdonabile […] Abbiamo chiuso le scuole e intanto tenevamo aperte le piste da sci, nei primi giorni dell’emergenza; dopo, abbiamo scelto di riavviare praticamente tutto meno l’istruzione. E invece sarebbe stato necessario darsi proprio questa come priorità, magari dotandosi di kit sierologici fuori dai plessi scolastici, garantendo al massimo la sicurezza per i nostri figli, ma provando a consentire almeno lo svolgimento degli esami di maturità e di terza media.

Se la scuola non riapre, l’Italia non riparte. Perché patriottismo della bellezza vuol dire anche insegnanti pagati meglio e valutati attraverso una procedura trasparente, studenti tecnologicamente equipaggiati, ma soprattutto pronti a farsi coinvolgere dalle domande, dai dubbi, dalla curiosità, scuole finalmente rimesse in sesto con adeguamenti e ristrutturazioni. Aver tenuto chiuse le scuole per mesi senza nemmeno sbloccare i cantieri edili al loro interno è stato un errore che avevamo implorato la ministra di non fare. Non si darà più (si spera) l’occasione di un tempo così prolungato senza studenti in aula: quanti lavori di manutenzione si sarebbero potuti portare a termine, se solo ci avessero ascoltato, mettendo in atto delle procedure semplificate.

La scuola deve ripartire dal talento, dalla qualità, dalla passione, dal merito […] Chi è mosso da una reale vocazione pedagogica non può passare le giornate a compilare registri elettronici o moduli cartacei, peraltro per uno stipendio da fame. In cambio, però, la scuola italiana va aperta alla valutazione, non come atto formale o, peggio ancora, burocratico, ma come leva per la retribuzione. La scelta dell’attuale governo di cancellare il valore della prova Invalsi - figlia di un emendamento della sinistra radicale su cui il governo ha dato un inspiegabile parere positivo - non è stato che l’ultimo simbolo della lotta al merito. Come possiamo invitare i ragazzi a studiare, a dare il massimo, a puntare all’eccellenza, se la filosofia politica che anima la scuola italiana è quella dell’egualitarismo più spinto, del «nessuno ci può giudicare», del voto politico, del «tutti promossi» annunciato mesi prima degli esami, senza neppure tentare di fornire un appiglio credibile agli insegnanti impegnati a non vanificare l’attività didattica e a motivare i ragazzi?

Sei mesi senza scuola sono una ferita che impiegherà anni a rimarginarsi. Sei mesi senza scuola non sono un effetto collaterale del virus, ma un danno incommensurabile per la crescita dei nostri figli. È bene ricordarlo, anche per richiamare alla necessaria consapevolezza che sarà doveroso destinare molte più risorse alla scuola. E posso permettermi di dirlo ad alta voce, essendo stato il capo del governo che più ha investito sull’educazione.

Se davvero vogliamo puntare a un patriottismo della bellezza, della cultura, dei valori, non è pensabile non riportare la scuola al centro dei nostri pensieri, in quanto luogo primario per la costruzione della comunità. La riapertura delle scuole non è una nota a margine, come suggerito da quei commentatori che mi invitavano a concentrarmi su cose ben più importanti mentre esortavo alla ripresa tempestiva delle lezioni. Per me nulla è più importante della scuola. E proprio per questa ragione gli stanziamenti, urgenti e necessari, dovranno rispondere a un piano preciso e sistematico, non essere distribuiti a pioggia.

Matteo Renzi

Avvenire, 31 maggio 202