«La curva dei contagi è ormai fuori controllo e temo che si arrivi, purtroppo, a una chiusura quasi totale delle scuole. Peccato, perché si sarebbe potuto fare di più e meglio per evitare di trovarci, di nuovo, in questa situazione». È pessimista e deluso, il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, di fronte allo stillicidio quotidiano di classi e scuole intere in quarantena. E con la prospettiva, ormai pressoché inevitabile, di un nuovo lockdown dell’istruzione.
Che cosa si poteva fare per non ritrovarci a questo punto?
Bisognava ridurre i gruppi classe e organizzare la scuola per turni, come hanno fatto, per esempio, i Paesi scandinavi, oltreché lavorare, intensamente e per tempo, sul trasporto pubblico locale. Nulla di tutto ciò è stato fatto e questi sono i risultati.
Che conseguenze avranno le nuove chiusure sul futuro, anche occupazionale degli studenti?
Meno istruzione significa meno competenze e meno possibilità di trovare un lavoro ben retribuito e gratificante. Le conseguenze per questa generazione che sta facendo la scuola “a strappi” saranno devastanti. Senza contare i risvolti negativi sul versante delle relazioni, delle competenze sociali e dell’autostima dei ragazzi.
È tutto perduto o ci sono margini di recupero?
Si può recuperare ma si deve agire subito. Se, per esempio, a gennaio ci fossero, come mi auguro, le condizioni per riaprire, si dovrà procedere a ritmi serrati per recuperare il tempo perduto. È ciò che proponemmo per i mesi estivi e che, invece, non è stato fatto: un programma intensivo per colmare le lacune formative che, inevitabilmente, la sospensione delle lezioni in presenza provoca nei ragazzi.
Quali sono le categorie più a rischio?
Disabili e immigrati rischiano, più di altri, di perdere ulteriore terreno. Anche i ragazzi con Bisogni educativi speciali sono tra le categorie più fragili e a rischio dispersione. Non dimentichiamo che tanti di loro sono rimasti chiusi in casa, da soli, perdendo tutta la seconda parte dello scorso anno scolastico e anche questo è cominciato senza tutti gli insegnanti di sostegno. Prevedendo questa situazione, avevamo proposto di “congelare” le nomine e confermare i docenti per quest’anno. Che così sarebbe partito almeno con tutti gli insegnanti, non solo quelli di sostegno, al proprio posto. E almeno per le prime settimane, la scuola sarebbe stata regolare. Invece, a causa della solita girandola delle supplenze, abbiamo perso anche quel poco che siamo riusciti a fare in presenza.
Paolo Ferrario
Avvenire, 3 novembre 2020