UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Scuole sole a combattere il virus»

La denuncia della segretaria Cisl, Gissi
12 Ottobre 2020

Scuole lasciate «troppo sole» nella gestione dell’emergenza Covid. È la denuncia della Cisl Scuola, che invita a «non sottovalutare» la situazione che richiede «grande attenzione e grande senso di responsabilità da parte di tutti, a partire da chi è chiamato ad assumere decisioni». Non bastano «i richiami alla responsabilità, rivolti per lo più in modo unidirezionale alle famiglie, ai giovani, alle scuole e a tutte le componenti che non hanno strumenti decisionali se non la propria coscienza e il rispetto per la salute collettiva», avverte Maddalena Gissi, segretaria generale della Cisl Scuola. «In assenza di indicazioni dal centro e di un’azione più incisiva e tempestiva da parte delle autorità sanitarie, alle quali non possono sfuggire le tante denunce che i dirigenti scolastici continuano ad inviare, la pandemia continuerà a correre velocemente nelle nostre aule», avverte la sindacalista.

Secondo i dati diffusi dalla ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, gli studenti che risultano positivi sono finora 2.348, mentre tra il personale non docente i casi di positività sono 144 e 402 tra gli insegnanti. Anche ieri si sono registrati nuovi focolai. Ad Abbadia San Salvatore, in provincia di Siena, è stato chiuso l’istituto “Amedeo Avogadro” dopo che alcuni studenti sono risultati positivi al Covid-19. I ragazzi risultati positivi hanno anche preso l’autobus e incontrato altri alunni della stessa scuola, per questo è stata disposta la quarantena e tamponi per almeno 100 persone tra studenti e personale. Nove casi di positività anche tra gli studenti di una scuola media di Lari, in provincia di Pisa. Per questo motivo l’azienda Asl Toscana nord ovest ha deciso di sottoporre a tampone tutti i 236 alunni dell’istituto. Nel frattempo, in attesa dell’esito dei test, le attività didattiche restano sospese.

Anche le università stanno affrontando l’emergenza sanitaria, come ha spiegato il ministro Gaetano Manfredi: «La nostra idea è di continuare con la didattica frontale, laddove si verifichino dei casi di contagio, allora per quello specifico insegnamento quella specifica aula non viene utilizzata e per un periodo si passa alla didattica a distanza», ha sottolineato il ministro.

«Monitoriamo ogni giorno quello che avviene nelle università e fino ad adesso abbiamo avuto dei casi in numeri molto limitati – ha ricordato Manfredi –. Gli unici cluster, dove abbiamo dei contagi che si possono contare in qualche decina, sono avvenuti per attività extra universitarie, come ad esempio delle feste fatte dagli studenti. Il modello molto flessibile – ha proseguito il ministro dell’Università e Ricerca – consente in tempo reale di passare da una situazione di didattica in presenza a una situazione di didattica a distanza». Manfredi ha anche annunciato che il governo investirà in ricerca 15 miliardi in cinque anni. «Abbiamo davanti una sfida fondamentale con l’estrema necessità di investire in ricerca – ha spiegato Manfredi –. Non solo per far crescere la conoscenza e la competenza nel nostro Paese, ma perché la ricerca è uno strumento fondamentale per determinare la crescita economica del nostro Paese. I Paesi che investono di più in ricerca hanno la maggiore crescita economica».

Avvenire, 11 ottobre 2020