Quando tutto sembrava risolto e ogni ostacolo superato, ecco una nuova delusione per le migliaia di scuole paritarie che, dopo anni di attesa e ingiusta discriminazione, finalmente vedevano avvicinarsi la possibilità di partecipare ai bandi ministeriali che assegnano i fondi Pon (Programma operativo nazionale). Si tratta di finanziamenti europei "Per la scuola - Competenze e ambienti per l' apprendimento 2014-2020" che ammontano a più di tre miliardi di euro per promuovere «una strategia di rafforzamento e rilancio del sistema scolastico ».
Un bel gruzzolo e un nobile obiettivo che, però, in Italia, sono riservati esclusivamente alle scuole statali. Anche gli ultimi due bandi, pubblicati nei giorni scorsi, per realizzare progetti di inclusione scolastica e lotta al disagio e per potenziare le competenze di base in chiave innovativa (finanziati rispettivamente con 130 e 150 milioni di euro), sono riservati agli istituti statali. Per le paritarie, come già successo in occasione della presentazione di altri bandi Pon, sono state accantonate risorse in attesa di definire le modifiche all' Accordo di partenariato con la Commissione europea. Il punto dolente è proprio questo. Sulla base dell' Accordo per l' impiego dei fondi strutturali e di investimento europei, per "istituzioni scolastiche" si intendono soltanto le scuole statali. Con buona pace della legge 62/2000 sulla parità scolastica. Da qui l' esclusione delle paritarie dalla partecipazione ai bandi.
Per risolvere il problema e, in definitiva, applicare la legge, lo scorso mese di ottobre la ministra dell' Istruzione, Valeria Fedeli e il ministro per la Coesione territoriale, Claudio De Vincenti, hanno scritto alla commissaria europea per la Politica regionale, Corina Cretu, richiedendo la modifica dell' Accordo di partenariato. Nella lettera, i due esponenti del governo Gentiloni scrivono: «Non può sfuggire il fondamentale ruolo d' interesse pubblico svolto da tutte le scuole che appartengono al Sistema nazionale di istruzione, comprese le scuole paritarie, per il raggiungimento degli obiettivi nazionali in tema di istruzione ed educazione che la Costituzione italiana assegna alla scuola». Principio ribadito in un' altra comunicazione alla Commissione europea, firmata dalla capo dipartimento del Miur, Carmela Palumbo e dal capo dipartimento per le Politiche di coesione, Vincenzo Donato. «Si ritiene utile - si legge - riconoscere alle scuole paritarie un ruolo fondamentale di presidio dei territori al fine di poter esercitare, in sinergia con le scuole statali, una funzione di supporto alle azioni volte a ridurre il fallimento formativo precoce e a contrastare la dispersione scolastica».
Il pressing del governo, sostenuto dalle associazioni delle scuole paritarie e dei genitori, portava in breve ad acquisire l' assenso della Commissione Ue alle modifiche richieste all' Accordo di partenariato, come da comunicato ufficiale del Miur datato 13 ottobre 2017. «Pertanto - si legge - sarà possibile celermente apportare le modifiche al Pon per la scuola, necessarie al fine di allineare le relative modalità operative a quanto previsto dal legislatore italiano». Cinque mesi dopo, quel «celermente» è rimasto nelle buone intenzioni del Ministero, che ora si difende ributtando la palla nel campo europeo. «Stiamo aspettando la formalizzazione delle modifiche all' Accordo di partenariato - fanno sapere da viale Trastevere -. È comunque questione di pochi giorni».
Effettivamente, sul sito della Commissione europea è pubblicata la decisione C(2018)598 dell' 8 febbraio, che cambia l' Accordo come richiesto dall' Italia. Oggi il ministero illustrerà le novità alle parti sociali, domani vedrà la Commissione europea e l' 8 maggio il Comitato di sorveglianza dovrebbe validare le modifiche, dando così il via libera alla pubblicazione dei nuovi bandi, aperti anche alle scuole paritarie e al recupero dei fondi accantonati. «Nel frattempo - denuncia Maria Grazia Colombo, vice-presidente del Forum delle famiglie ed ex presidente nazionale dell' Associazione genitori delle scuole cattoliche Agesc - la legislatura è finita e ancora non sappiamo quali saranno le intenzioni del nuovo governo su questa partita. La nostra preoccupazione è che tutto si blocchi nuovamente o, peggio, finisca insabbiato». Timori condivisi dal sottosegretario all' Istruzione, Gabriele Toccafondi, che avverte: «All' Europa abbiamo chiesto di recepire la volontà di governo e Parlamento. Per cambiarla serve che l' uno e l' altro si esprimano nuovamente con un voto di segno contrario».
Paolo Ferrario
«Umiliante». Non usa giri di parole Virgina Kaladich, presidente nazionale della Federazione che riunisce le scuole cattoliche paritarie dalle elementari alle superiori (Fidae), per definire lo stato d’animo dell’associazione dopo la pubblicazione del bando per i fondi strutturali europei del Programma operativo nazionale (Pon), che ancora una volta esclude tra i destinatari le scuole paritarie. «Onestamente non si può parlare né di rabbia né di frustrazione, ma soltanto di umiliazione – ribadisce con amarezza la presidente nazionale Fidae – per tanti motivi. Il primo è perché ancora una volta viene disattesa la legge 62/2000, nota con il nome di legge sulla parità scolastica. Il secondo perché sembra che i nostri studenti non siano cittadini italiani ed europei come tutti gli altri». Ma a rendere il tutto ancora più amaro è che questo è il primo bando che esce dopo «una lunga trattativa condotta negli ultimi due anni e che ci aveva portato anche a un passaggio importante e significativo con la sottoscrizione di un accordo con i ministri della Coesione sociale Claudio De Vincenti e dell’Istruzione Valeria Fedeli per modificare le norme applicative dei Pon in modo tale da includere anche il sistema paritario, parte integrante del sistema scolastico nazionale italiano». Un accordo che ha ottenuto parere favorevole anche dall’Unione Europea il 10 ottobre 2017, ma «che ancora deve essere ufficialmente recepito».
Ora il bando «sembra ignorare completamente tutti i passaggi compiuti e persino quanto stabilito in legge di Stabilità con l’accantonamento di una quota parte dei fondi del Pon per le scuole paritarie». La burocrazia ministeriale ha completamente 'dimenticato' tutti i passi compiuti. Eppure non sono mancati solleciti, richieste, inviti, promemoria in questi mesi «affinché ci fosse un incontro per avviare un tavolo di confronto su questa questione e la sua gestione alla luce delle novità presso il ministero di viale Trastevere» ricorda la presidente della Fidae. Un appuntamento che sembrava imminente «dopo l’incontro con il ministro Fedeli »: era il 20 settembre 2017. Da allora, racconta Virginia Kaladich, è stato uno stillicidio di mail, telefonate e solleciti per riuscire a fissare questo nuovo incontro. «In occasione degli auguri per il nuovo anno, lo scorso 8 gennaio siamo tornati alla carica – ricorda la presidente – e abbiamo ottenuto come data, quella del 26 febbraio scorso». Proprio il lunedì «della nevicata che ha bloccato Roma» e sotto quella coltre bianca è finita anche la possibilità di stabilire una nuova data «fino ad oggi». Cosa accadrà nelle prossime settimane è difficile dirlo. «Il bando sui Pon è uscito – conclude con amarezza la presidente Kaladich – e noi siamo esclusi». Ancora una volta, purtroppo.
Enrico Lenzi
La “sua” legge sulla parità scolastica, la 62 del 10 marzo 2000, è da pochi giorni diventata maggiorenne, ma l’ex-ministro dell’Istruzione, Luigi Berlinguer, già parlamentare europeo, non ha alcuna voglia di festeggiare. Da troppi anni, ormai, attende che sia compiutamente attuata la norma che porta il suo nome e che ha riconosciuto il “servizio pubblico” svolto dalle scuole paritarie nell’unico sistema nazionale di istruzione. Così, la piega che sta prendendo la vicenda dei fondi Pon gli ha definitivamente rovinato l’umore.
Professore, perché siamo arrivati a questa situazione?
Sull’assegnazione dei fondi Pon siamo di fronte a un errore tecnico del ministero. Nella cultura dei bandi Pon non c’è assolutamente la divisione tra scuola statale e scuola paritaria».
Sta dicendo che è un “vizio” solo italiano?
Non è un vizio è una vera e propria fobia. Soltanto in Italia c’è questa distinzione tra scuola statale e non statale.
Come è strutturato il sistema di istruzione negli altri Paesi europei?
Faccio soltanto due esempi: in Olanda appena il 30% delle scuole è statale, mentre in Svezia le scuole statali non esistono neppure. Lassù le scuole sono dei Comuni non dello Stato.
È per questa ragione che i bandi Pon non operano la distinzione statale-paritaria?
Ripeto: questa separazione nella cultura e nell’azione politica che stanzia i fondi Pon non c’è. Soltanto il ministero italiano, sbagliando, ha fatto introdurre la distinzione tra scuola statale e non statale, che nelle intenzioni del legislatore europeo non ha ragione di esistere.
Paolo Ferrario
Avvenire, 14 marzo 2018