Gli edifici scolastici vanno adeguati alle norme di sicurezza. Ogni anno si verificano in media, negli immobili, 44 crolli. Davvero troppi. Un istituto su quattro non fa la manutenzione e le misure antincendio rimangono ancora, in gran parte, disattese. Mancano i fondi e c’è un rimpallo di responsabilità. Chi deve intervenire? E come? È a rischio l’incolumità di circa otto milioni di studenti, soprattutto minori, e di un milione di lavoratori del settore, tra insegnanti, bidelli, dirigenti e impiegati. Come se non bastassero la carenza endemica di personale e il «caos» suscitato in apertura dell’anno scolastico dalla vessata “quaestio” dei vaccini. L’allarme arriva dall’Associazione nazionale presidi che in un’accorata lettera ai ministri dell’Istruzione, Marco Bussetti, e degli Interni, Matteo Salvini, parla di «gravi carenze strutturali», di «interventi necessari non più rinviabili » e di compiti che spettano agli Enti locali, proprietari del patrimonio immobiliare scolastico ai quali il governo deve destinare le risorse economiche necessarie a realizzare, poi, le opere di manutenzione e ristrutturazione. È il presidente dell’Anp, Antonello Giannelli, a entrare nel cuore del problema definito «di estrema gravità». «Oltre il 41% delle scuole si trova in zona sismica “1” e “2” e solo il 12,3% delle scuole presenti in queste aree risulta adeguato o progettato alla normativa tecnica di costruzione antisismica» denuncia il più importante sindacato dei dirigenti scolastici.
«La metà delle scuole – scrive il presidente dell’associazione dei presidi – non ha mai ricevuto dall’ente proprietario il certificato di idoneità statica, di collaudo statico, di agibilità e prevenzione incendi. Gli impianti elettrici sono completamente a norma in meno di un’aula su quattro – prosegue Giannelli – e solo nel 15% delle palestre e nel 9% delle mense. Nel 18% delle scuole a più piani, invece, non sono presenti scale di sicurezza, né esistono uscite di sicurezza sui corridoi». I dirigenti scolastici sottolineano infine come continui ad essere ad essere «emblematica » la vicenda dell’adeguamento degli edifici scolastici alla normativa antincendio: «decorso l’ennesimo termine per la messa a norma, il 31 dicembre 2018, resta solo l’obbligo per i dirigenti delle scuole di contenere il rischio attraverso misure organizzative che non eliminano, però, le pesanti carenze strutturali e rischiano di produrre effetti solo temporanei e non risolutivi».
Non bisogna attendere un’altra tragedia, conclude l’Anp, «per renderci conto dell’urgenza del caso e andare alla ricerca di un capro espiatorio». Perché i presidi, in assenza di un piano organico di interventi e dei finanziamenti da attribuire a Comuni e Province, non possono fare altro che esercitare il «riduttivo, improduttivo e gravoso rituale di controlli e sanzioni» che scatta quando emergono le irregolarità. Milioni di famiglie, studenti e lavoratori, aspettano soluzioni definitive.
Fulvio Fulvi
Avvenire, 11 gennaio 2019