UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scuole dell’infanzia, meno iscritti ma più inclusività

Giovanni Battista Sertori, presidente Adasm Bergamo: «Importante accogliere ciascuno nella sua specificità»
20 Ottobre 2021

I numeri - che risentono del calo demografico e della pandemia - parlano da soli. Nell’ultimo decennio a Bergamo le scuole paritarie dell’infanzia unite nell’Associazione degli asili e scuole materne Adasm-Fism, sono passate da 244 a 222, mentre i bambini iscritti da 23.477 a 16.700. Gli alunni provenienti da altre nazioni da 2667 a 1950 e aumentano i piccoli con disabilità: da 310 a 360. Nonostante i dati preoccupanti va però preso atto dell’impegno costante di chi lavora in questa realtà non profit, che da più d’un secolo offre servizi di qualità, non dimenticando i principi della sua mission. Questo accade sia in città che in provincia, dove in 129 comuni sono presenti solo le scuole dell’infanzia paritarie (nelle aree montane veri presidi sociali oltre che educativi), a fronte dei 51 comuni dove ci sono solo le materne statali (mentre sono trenta i paesi senza asili).

«Le nostre scuole sono rette da enti diversi, ma hanno tutte un denominatore comune: sono radicate nel territorio, esprimono la cura delle comunità verso le nuove generazioni, operano in termini di sussidiarietà orizzontale e verticale, fanno riferimento ad un progetto educativo che le configura come scuole di ispirazione cristiana», spiega Giovanni Battista Sertori, presidente dell’Adasm-Fism di Bergamo. A lui chiediamo di indicarci le iniziative in campo con riferimento - questa volta - non agli assetti di gestione, o alle relazioni con i sindacati o le amministrazioni (pur importanti per le centinaia di lavoratori coinvolti), bensì alle caratteristiche di queste scuole e alla loro offerta formativa.

«Uno dei punti fondamentali del nostro lavoro riguarda proprio le condizioni che qualificano l’identità di scuole cattoliche o di ispirazione cristiana. È l’aspetto che riguarda la ragion d’essere delle nostre scuole e che chiediamo ad esse, non tanto per i benefici funzionali alla gestione, ma per testimoniare insieme un progetto educativo che ha come esplicito riferimento il radicamento nella comunità cristiana e nella società civile », osserva Sertori. E continua: «Per favorire questo senso di appartenenza, promuoviamo convegni, corsi per i docenti, aderiamo a manifestazioni diocesane, collaboriamo con l’ufficio per l’insegnamento della religione cattolica».

Quanto al nesso con la qualità dell’offerta formativa spiega: «Non possiamo dimenticare che le associate sono parte del sistema nazionale di istruzione e che tale appartenenza esige che si adottino le indicazioni nazionali e al contempo si caratterizzi la proposta in base a propri valori, ecco dunque il dovere di essere scuola di qualità e di esserlo anche e soprattutto nell’ispirazione cristiana». E ciò significa «accogliere ciascuna persona nella sua specificità culturale e religiosa, aiutandola a crescere. Per farlo occorrono competenze, formazione, bisogna attivare nuove convenzioni», conclude Sertori.

A questo proposito alcune sono appena partite in ottica inclusiva. Si va dalla convenzione con la fondazione Angelo Custode per l’accesso - a prezzi agevolati dei piccoli diversamente abili ai loro poliambulatori (al momento ne usufruiscono 130 bambini), all’accordo con il reparto di odontostomatologia dell’Ospedale Giovanni XXIII per visite preventive ed eventuali cure - tutto gratuito - che interessano l’aspetto oro-maxillofacciale per i bambini disabili. Oppure, in ambito più culturale, dalla convenzione con la fondazione Chizzolini riconosciuta dall’Unesco per la formazione di docenti e genitori circa i diritti dell’uomo e l’intercultura, a quella con la fondazione Bernareggi per l’educazione al bello con il progetto “ Il museo a scuola e la scuola al museo”. E si potrebbe continuare con proposte solo per i nidi o le sezioni primavera - le classi “ponte” per bambini tra i 2 e 3 anni da accompagnare nel delicato passaggio dal nido alla materna.

Marco Roncalli

Avvenire, 20 ottobre 2021