UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scuola, si rischia di non ripartire nemmeno a settembre

Suor Alfieri (Usmi): Occorre mettere in campo una vera sinergia tra istituti statali e paritari
9 Novembre 2020

Che la scuola rischiasse di non riaprire, o di riaprire a singhiozzo, lo aveva denunciato fin da aprile. Purtroppo, il tempo le ha dato ragione e ora che il danno è fatto suor Anna Monia Alfieri, referente scuola dell’Usmi (Unione superiore maggiori d’Italia) e membro della Consulta di Pastorale scolastica e del Consiglio Nazionale Scuola della Cei, guarda già al futuro.

Durante la prima ondata la scuola italiana è stata fra le prime cose a chiudere e fra le ultime a ripartire. Un film che rischia di ripetersi in questa seconda ondata. Perché in tutta Europa avviene il contrario?

Il Covid ha dimostrato che il sistema scolastico europeo è molto differente dal nostro in termini di equità. Dove si è garantito il pluralismo educativo, e quindi la libertà di scelta dei genitori, si sono generati processi virtuosi tra scuole pubbliche e paritarie, che hanno evitato i limiti del sistema italiano, che con il Covid si stanno esacerbando: il sovraffollamento delle classi, la mancanza di organico e la carenza di mezzi di trasporto.

Mi scusi, ma in cosa il pluralismo educativo gioverebbe al problema mezzi di trasporto?

Nella laicissima Francia una famiglia può scegliere una scuola statale oppure, a costo zero, decidere di mandare il proprio figlio in un istituto paritario. Dove c’è più scelta, è più probabile che si riesca a trovare la scuola dell’indirizzo desiderato anche relativamente vicino a casa, con uno sgravio importante dei mezzi pubblici.

La delusione delle famiglie e degli studenti è grande in questo momento. Che fare?

È l’osservazione della realtà che ci indica le soluzioni. Per questo come Usmi e Cism (Conferenza italiana superiori maggiori), organismi che rappresentano i principali proprietari delle scuole paritarie e cattoliche, e insieme al mondo associativo e ai sindacati, in questi 200 giorni abbiamo chiesto a gran voce sinergie tra le paritarie e le statali per risolvere i problemi di aule e organico. Tramite un accordo tra le 40 mila sedi scolastiche statali e le 12 mila paritarie, 8 milioni di studenti avrebbero potuto rientrare in classe in sicurezza. Siamo stati uditi in Commissione bilancio della Camera a maggio, fornendo una marea di dati. Abbiamo spiegato che non si trattava di far ripartire le paritarie, fortemente provate dalla crisi economica conseguente al Covid, ma di trovare soluzioni pratiche per far ripartire la scuola per tutti. Perché qui, non so se si è capito, ma è a rischio anche il prossimo anno scolastico.

Perché siete rimasti inascoltati?

Perché a mio parere a questo governo manca una “vision”. C’è stata una grossa sottovalutazione del problema per una scarsa conoscenza del mondo della scuola e perché si è avuta una visione parcellizzata della questione. Si è cincischiato con i banchi a rotelle, senza predisporre piani sanitari nelle scuole. Non si è capito che scuola, sanità e sicurezza, non sono compartimenti stagni. Infatti, mi “arrabbio” molto quando in questi giorni sento giustificare la Dad integrale con l’argomento della tutela della salute. Contrapporre i diritti è un gioco pericoloso. I diritti, in questo caso quello alla salute quello allo studio, vanno di pari passo.

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Stefania Cecchetti
(da chiesadimilano.it)