UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scuola, si parte da 32mila precari

Sì al concorso per i professori, ma dopo l’estate
26 Maggio 2020

Si farà un “concorsone” con sola prova scritta per assumere 32mila docenti precari: un esame meritocratico, senza quiz-lotteria. Quando? «Dopo l’estate». Ma intanto a settembre gli alunni di materne, elementari e medie torneranno in classe, fisicamente distanziati e con mascherine sul volto (per quelli da 6 anni in su), mentre per gli studenti delle superiori la campanella potrebbe non suonare lo stesso giorno: faranno lezioni da casa, con il metodo della didattica online, forse fino a dicembre. Per l’intero pianeta scuola, però, tempi e modalità di lavoro nei prossimi mesi potranno cambiare in base all’andamento dell’epidemia di Covid-19.

Conte: mediazione decisiva. L’accordo tra le forze di maggioranza sul reclutamento dei professori (sono 80mila quelli in “lista d’attesa”) è arrivato la notte scorsa dopo un vertice a Palazzo Chigi durato poco più di un’ora. Niente test con le crocette, come volevano i Cinque Stelle (e come previsto dal decreto sulla scuola approvato a dicembre dal parlamento), né assunzioni in base alla graduatoria per titoli, ipotesi su cui puntavano in un primo momento Pd e Leu: la mediazione del premier Giuseppe Conte ha portato a una sintesi che ha trasformato il “braccio di ferro” tra i partiti della coalizione in una convinta “stretta di mano”: ci sarà un primo “concorso straordinario con esame” da svolgere a settembre, quando il rischio di contagi sarà più basso.

Ma c’è chi dice no. I sindacati di categoria sono scettici: «Si comincerà l’anno scolastico con i soliti avvicendamenti» ha dichiarato la segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, secondo la quale «ancora una volta la politica sta decidendo senza valutare la fattibilità delle scelte prese» e che le aree più colpite dal coronavirus subiranno ritardi: «Avrà il coraggio il governo di guardare negli occhi studenti e famiglie piemontesi, lombardi, veneti, emiliani senza un minimo senso di colpa?» si domanda Gissi. «Noi non volevamo vinti o vincitori e il risultato di una prova che cambia ci soddisfa poco: le assunzioni per soli titoli avrebbero portato in cattedra i docenti per garantire le attività didattiche in presenza e con la didattica a distanza. In un intero anno di formazione – conclude la sindacalista della Cisl – e con una selezione vera finale si poteva completare la procedura concorsuale». «Così si garantisce il merito» ha precisato la ministra dell’Istruzione Lucia Azzolina che, dopo aver fatto marcia indietro sulla proposta della didattica mista (metà alunni a casa, metà a scuola) ora si dice soddisfatta della soluzione a- dottata ieri su iniziativa del capo dell’esecutivo. «Non ha vinto una parte politica, ma il buon senso» è il commento del Partito democratico, rappresentato al summit di Piazza Colonna da Nicola Oddati, Anna Ascani e Andrea Marcucci. Per le opposizioni di centrodestra si tratta però «di una presa in giro». «Un accordicchio che non risolve nulla» lasciando ancora «incertezze sul futuro dei precari» ha sentenziato il capogruppo della Lega alla Camera, Riccardo Molinari. «Azzolina esce azzoppata dal vertice notturno, la maggioranza ha, infatti, smentito il ministro dell’Istruzione e messo da parte i suoi desiderata» è il commento della presidente dei deputati di Forza Italia, Mariastella Gelmini.

Avviato l’iter legislativo. Sul concorso resta da scrivere ora – e da approvare in fretta – la relativa norma per l’indizione del concorso: ieri pomeriggio i primi emendamenti erano al vaglio della commissione Istruzione del Senato e già oggi il provvedimento potrebbe arrivare in Aula. E non va dimenticato che i posti a disposizione per ora saranno soltanto 32mila, quasi un terzo della platea di insegnanti che aspettano da anni una stabilità.

A settembre in aula. L’annuncio sulle aperture dell’anno scolastico è arrivato ieri mattina da Amanda Ferrario, dirigente scolastico e membro del Comitato di esperti costituito dalla Azzolina. «I bambini devono poter tornare in un contesto di socialità » ha spiegato in un’intervista. «La parte sanitaria non compete al nostro comitato ma a quello tecnico scientifico che ci deve dire con esattezza quale sarà la distanza da mantenere, chi dovrà mettere le mascherine e per quanto tempo dovrà tenerle e come si dovrà mangiare a mensa», ha precisato Ferrario. «Noi invece dobbiamo ridefinire l’unità oraria, che non deve essere necessariamente di 60 minuti, in modo da poter garantire il tempo scuola a tutti gli studenti. Farli entrare in maniera scaglionata nell’arco della giornata e non tutti alle otto, utilizzare per le lezioni le aule ma anche parchi e giardini, gli oratori messi in sicurezza con le necessarie precauzioni, le strutture dei Comuni».

Fulvio Fulvi

Avvenire, 26 maggio 2020