UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scuola, sciopero annunciato

«A rischio anche gli scrutini»
10 Maggio 2022

Niente lezioni lunedì 30 maggio. Dopo un fallito tentativo di conciliazione al ministero del Lavoro, ieri i sindacati della scuola hanno proclamato lo sciopero per l’intera giornata, minacciando anche il blocco degli scrutini se il governo non ritirerà la riforma del reclutamento e della formazione iniziale degli insegnanti, ora in discussione al Parlamento, che dovrebbe terminare l’iter legislativo entro la fine di giugno.

Sono tre i «punti essenziali» su cui si concentra la protesta sindacale: lo stralcio completo delle disposizioni di legge che incidono sulla libera contrattazione; l’individuazione di risorse finanziarie adeguate per procedere al rinnovo contrattuale; la stabilizzazione del personale precario che viene enormemente penalizzato dalle nuove regole.

«La rigidità del ministero rispetto alle questioni sollevate non ha lasciato margini – sottolineano, in una nota unitaria, Francesco Sinopoli, Ivana Barbacci, Pino Turi, Elvira Serafini, Rino Di Meglio, segretari generali di Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams –. Per questo abbiamo deciso di avviare un percorso di forte protesta, con diverse forme di mobilitazione, non escluso lo sciopero degli scrutini e di informazione capillare del personale della scuola». In questo senso, il prossimo appuntamento sarà quello dei direttivi unitari fissato per venerdì.

«Se passa questa controriforma cambia il modo di fare e di pensare la nostra scuola», rincara la dose Turi, mentre Serafini vorrebbe «bocciare chi ha messo in campo questa forma di concorso e chi sta portando avanti questo tipo di reclutamento». Per Di Meglio «questa sul reclutamento è una grande speculazione» che costringerebbe i candidati «a spendere» per ottenere i 60 crediti universitari necessari per andare in cattedra. Secondo La Flc-Cgil «anche il metodo non va bene», perché il governo «scappa dal confronto con le organizzazioni sindacali». «Gli interventi in materia di reclutamento sono assolutamente inadeguati – aggiunge Barbato della Cisl Scuola –. Abbiamo 250mila precari nelle classi che non sono stati assunti e che avrebbero diritto ad un percorso abilitante. Ci sdegna il fatto che vengano messi in classe 250mila precari che ogni anno si moltiplicano, mentre si fanno concorsi con i test a crocette».

Critiche alla riforma sono avanzate anche da Marcello Pacifico, presidente del sindacato autonomo Anief, che ha già effettuato una giornata di sciopero venerdì scorso. «Va mandato un messaggio unitario: diciamo “sì” a chiunque crede che questa riforma vada cambiata – aggiunge Pacifico –. Questi concorsi straordinari, riservati, non hanno portato al risultato di assumere i precari, perché sono stati gestiti male, come nel caso dei quiz. Bisogna snellire le procedure di reclutamento. Tuteliamo i nostri precari», conclude il sindacalista. E un invito ad «ascoltare il grido d’allarme dei sindacati» arriva dal sottosegretario all’Istruzione, Rossano Sasso, che si spenderà «personalmente» su due questioni: «L’adeguamento delle retribuzioni degli insegnanti e la stabilizzazione dei precari con più di tre anni di servizio, su cui anche l’Europa ci ha più volte sollecitato a intervenire per sanare una palese violazione delle normative».

Dopo la proclamazione dello sciopero, interviene anche il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi: «Rispetto le decisioni sindacali. Voglio ribadire però che questo governo ha sempre investito sulla scuola fin dal suo insediamento e sta continuando a farlo – aggiunge Bianchi –. Il nuovo decreto, che fa parte del disegno riformatore previsto nel Pnrr, delinea regole chiare per chi vuole entrare nella scuola, compresi i precari e un preciso percorso formativo per accedere all’insegnamento e durante tutta la vita lavorativa. Il decreto non compie tagli di spesa e come già annunciato è intenzione del governo continuare a investire nel settore», conclude Bianchi.

Paolo Ferrario

Avvenire, 10 maggio 2022