UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scuola Sant’Anna, interazione vincente

Nel corso degli anni è cresciuta la “terza missione” dell’istituto di Pisa: l’impatto del trasferimento tecnologico
18 Maggio 2022

Nel 1991 l’attuale Istituto di Biorobotica della Scuola Sant’Anna di Pisa, che conta circa 250 ricercatori ed opera in una bella sede a Pontedera, si chiamava Arts Lab ed era localizzato in poche stanze prese in affitto dal seminario della Diocesi di Pisa. Partendo da lì, dove i ricercatori del gruppo del professor Dario facevano lo slalom tra robot e scrivanie, dove gli spazi non erano mai sufficienti e i professori lavoravano in open space con i dottorandi, il giovane Renzo Valleggi costituì la prima impresa spin-off della Scuola, Scienzia Machinale, in un periodo in cui in Italia di spin-off si parlava poco o nulla.

Nel corso degli anni l’attività della Scuola in quello che da trasferimento tecnologico è nel frattempo diventato impatto e terza missione è molto cresciuta. Alla Scuola oggi lavorano 95 docenti e 61 ricercatori, più qualche centinaio di borsisti e assegnisti; gli studenti sono circa 650, divisi tra allievi ordinari (condivisi con l’Università di Pisa) e dottorandi. Il “pallottoliere” del trasferimento tecnologico indica 48 imprese spin-off oggi attive, per un totale di oltre 200 addetti, 292 brevetti attivi, il 43% dei quali venduti o concessi in licenza. La Scuola ha proventi propri che ammontano a circa 27.5 milioni di euro, che rappresenta il 40,8% del totale dei proventi operativi, pari ad oltre 67 milioni di euro.

Ma al di là dei numeri e dei ranking nazionali ed internazionali, l’esperienza della Scuola offre tre riflessioni. La prima, che ovviamente le persone devono essere formate sui temi del knowledge transfer con corsi che usino anche modalità innovative e laboratoriali, ma che in questo campo è determinante la formazione rappresentata dall’esempio dei colleghi. Alla Scuola, infatti, la voglia di trasferire e di generare impatto permea da anni l’agire quotidiano di tutti e rappresenta una routine positiva ormai consolidata, una sorta di core competence, per cui i giovani e i neoassunti in generale percepiscono intorno a loro l’entusiasmo e la capacità di svolgere ricerca di alta qualità e allo stesso tempo pensare costantemente anche alle occasioni per generare impatto, rimanendo sempre aperti al contatto con l’esterno: con le imprese, le istituzioni, e anche con i giovanissimi che spesso si recano in visita ai laboratori

Sono cresciute nel tempo anche le competenze dell’Ufficio Valorizzazione Ricerche, deputato ad accompagnare e incoraggiare studenti e ricercatori nelle loro attività di trasferimento, tutte diverse tra loro e spesso molto complesse. La seconda riflessione è che la propensione all’impatto fa sì che nuovi canali e nuove forme per generare ricadute emergano costantemente. Non solo brevetti e spin-off, quindi, ma anche laboratori congiunti con le imprese, corsi di formazione con imprese e pubbliche amministrazioni, progetti di lungo termine a valenza territoriale, collaborazioni con le altre cinque scuole ad ordinamento speciale presenti in Italia, ecc. La Scuola si sente di fatto chiamata a sperimentare nuove forme di Terza Missione, provando a dare un contributo di originalità ed efficacia a livello nazionale.

La terza considerazione riguarda l’interazione tra ricerca scientifica e attività per la generazione di impatto. L’esperienza della Scuola, così come quella di altre università, dimostra che si può fare ricerca scientifica di qualità e allo stesso tempo anche intense attività di terza missione, e che le due attività spesso si rafforzano e si stimolano a vicenda. Studi a livello internazionale evidenziano come i gruppi di ricerca con le migliori performance scientifiche sono anche quelli con le migliori performance di terza missione. È senz’altro questa la direzione della Scuola Sant’Anna, una research university attenta alla generazione di impatto, dove ricercatori di discipline diverse provano ad affrontare grandi questioni globali, spesso partendo da sperimentazioni a livello locale.

Andrea Piccaluga

Avvenire, 18 maggio 2022