UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scuola, proteste e polemiche

Studenti in piazza, zaini nei cortili e lezioni online all’aperto per dire «basta» alla didattica a distanza
12 Gennaio 2021

La pazienza è finita. La protesta degli studenti che vogliono rientrare a scuola in presenza, ha attraversato ieri tutto lo Stivale. Così, nella giornata che, almeno stando alle promesse, doveva rappresentare la ripresa ufficiale delle lezioni in presenza, anche alle superiori, soltanto in 250mila hanno potuto varcare i cancelli degli istituti. A rientrare sono stati gli studenti di Toscana, Abruzzo e Valle d’Aosta, mentre in Trentino Alto Adige le lezioni, in classe, erano riprese già il 7 gennaio. I restanti 2 milioni e 250mila studenti delle secondarie di secondo grado sono ancora consegnati alla didattica a distanza e potranno rientrare secondo un articolato calendario stilato dalle Regioni, sulla cui attendibilità, a questo punto, gli stessi ragazzi nutrono – non senza ragione – più di qualche dubbio.

La protesta ha visto cortei e manifestazioni sotto le sedi delle prefetture, dello stesso ministero dell’Istruzione e davanti a tante scuole. Sfidando il gelo, in tanti hanno seguito le lezioni all’aperto, disponendo simbolicamente i propri zaini nei cortili e sulle scale degli istituti ancora inaccessibili.

«È difficile per gli studenti comprendere perché non rientrano a scuola, capisco le loro frustrazione: la scuola è un diritto costituzionale», ha ricordato la ministra Lucia Azzolina. Che, intervenendo all’insediamento del Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, ha ribadito «che le difficoltà e le sfide cui siamo chiamati a rispondere ci rendono più forti se siamo uniti e possono rivelarsi una straordinaria opportunità per diventare più consapevoli su quanto sia necessario fare, al fine di fornire alla scuola italiana basi solide per rinnovarsi ancora e guardare lontano, al futuro. Nel giro di un anno – ha sottolineato – la scuola ha cambiato pelle e ha risposto a testa alta alle tante e varie sollecitazioni cui è stata sottoposta».

Inoltre, la ministra ha assicurato che a breve arriveranno notizie sullo svolgimento dell’Esame di maturità «tra tante incertezze sulle date di apertura, che slittano come la tela di Penelope, che si fa e si disfa, i ragazzi hanno bisogno di avere questa certezza e il ministero la darà» e ha detto che il concorso straordinario ripartirà appena possibile e sarà seguito da quello ordinario.

Lo slittamento della riapertura, oltre che dagli esponenti M5s, al fianco della loro ministra, è molto criticato anche da Italia Viva. «Si è discusso in Cdm dalle 21 all’1 di notte se aprire il 7 o l’11 le scuole mentre ancora oggi c’è incertezza: possiamo dire che è indecente?», ha sostenuto la ministra dell’Agricoltura, Teresa Bellanova, esponente di primo piano del partito di Renzi. «Un governo serio, in questa giornata, la cosa che dovrebbe fare è guardare negli occhi quegli studenti e le loro famiglie, che sono oggi in sciopero e stanno chiedendo di poter tornare a scuola, e chiedere scusa», ha aggiunto Elena Bonetti, ministra della Famiglia anche lei Iv.

A distanza ha risposto il segretario del Partito democratico, Nicola Zingaretti. «Tutti vogliamo che la scuola riapra. I membri del governo che intervengono senza offrire soluzioni non si rendono conto che in primo luogo danneggiano il governo di cui fanno parte». Anche il sindacato si sta mobilitando. La Flc Cgil ha fatto appello a genitori e studenti ad essere in piazza San Silvestro, a Roma, giovedì. Per Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola, «c’è un raggio di sole: la protesta gentile dei ragazzi che vogliono studiare e lo vogliono fare a scuola». Caustica la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi: «Alla ministra suggerirei di valutare come si riaprirà l’anno scolastico 2021–22: senza un piano vaccino anche quello potrà avere altri problemi».

Paolo Ferrario

Avvenire, 12 gennaio 2021