UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scuola, nasce un “Patto di comunità” per Roma

Alla rete aderiscono 54 realtà associative professionali e di volontariato, tra cui molte cattoliche come Caritas, Sant’Egidio e Acli
10 Novembre 2020

Da rete solidale nata per affrontare l’emergenza, a progetto strutturale, che si propone come modello di comunità territoriale nel post Covid-19. Un possibile paradigma sociale di quella nuova normalità che in molti ritengono l’orizzonte più prossimo delle nostre città. Si tratta del “Patto di comunità” promosso dal Municipio Roma I (Centro), e al quale hanno aderito già 54 realtà associative, professionali, di volontariato e del Terzo settore.

«L’idea nasce dalla rete che abbiamo costruito durante il primo lockdown per poter dare delle risposte immediate all’emergenza sociale – racconta Sabrina Alfonsi, presidente della prima Circoscrizione –. Abbiamo organizzato iniziative solidali come la spesa sospesa, assieme ai supermercati della distribuzione organizzata e le associazioni di volontariato». Un aiuto possibile grazie alle segnalazioni dei servizi sociali e a quelle dei comitati di quartiere e delle molte realtà attive nella zona. L’idea originaria si è poi estesa e la rete ha replicato la prassi anche in occasione dell’introduzione della didattica a distanza, fornendo tablet e dispositivi alle famiglie che ne erano sprovviste. In questa occasione sono state coinvolte anche le associazioni dei genitori, già assistite dal Municipio con piccoli fondi per attività extra scolastiche, ma anche il Masci (il Movimento degli scout adulti cattolici).

«Il progetto ha dimostrato di saper andare oltre la soglia della povertà e delle grandi fragilità e cerca di rispondere a tutte le problematiche rese ancor più acute dalla pandemia – spiega la presidente – . Si tratta di una risposta culturale anche al nuovo modello di vita, al quale forse dovremmo abituarci. Perché non si vive soltanto di cibo». Da qui anche l’attenzione allo sviluppo dell’economia locale. La scorsa settimana una giovane startup ha presentato una nuova app, sviluppata per incentivare l’acquisto a domicilio di beni e servizi dalle piccole aziende che operano nel municipio. «L’obiettivo è quello di favorire l’economia del territorio, facendo lavorare ragazzi del territorio – continua Alfonsi –. Tra l’altro si tratta di consegne su brevi distanze, quindi anche sostenibili economicamente e dal punto di vista ambientale».

Il patto trae ispirazione dal progetto già realizzato a Genova e da poco proposto anche a Venezia. Tra le associazioni che hanno aderito finora, molte realtà cattoliche (Sant’Egidio, Caritas Roma, Acli e altre), ma ci sono anche sindacati, Ong di rilievo internazionale (Emergency ad esempio), e comitati territoriali. A breve l’iniziativa sarà presentata al pubblico e nel frattempo l’idea è quella di allargare il ulteriormente il campo e coinvolgere anche la Asl di competenza e gli istituti scolastici, questo perché la risposta sia il più possibile organica. «È chiaro che il vaccino non risolverà di colpo le conseguenze causate dal virus. Perciò dobbiamo cercare di avere un’ottica strutturale, di immaginare come organizzare una comunità coinvolgendo tutti i suoi attori: nessuno deve sentirsi escluso – dice ancora la presidente –. Servizi professionali, volontariato, categorie». E l’amministrazione comunale sarà coinvolta? «Roma non può restare ferma, lo avevamo già detto a marzo: sono rimasta molto sorpresa del fatto che la sindaca non abbia pensato a una cabina di regia con i presidenti di municipio, i più vicini ai territori. Non c’è stata neanche ora, dopo che l’hanno richiesto alcune circoscrizioni. Ogni giorno abbiamo proteste, ci sono interi settori in difficoltà, è necessario confrontarsi».

Matteo Marcelli

Avvenire, 8 novembre 2020