Far crescere tra i giovani la «cultura della mediazione» per contrastare il bullismo a scuola. È la proposta della Garante per l’infanzia e l’adolescenza, Filomena Albano, che ha presentato i risultati di due progetti, due esperienze pilota che hanno coinvolto oltre mille studenti tra gli 11 e i 14 anni.
«La mediazione va introdotta nei programmi scolastici come materia di studio – afferma la Garante –. Una formazione rivolta ai giovani perché possano acquisire capacità di ascolto e di mediazione e siano così coinvolti nella gestione dei conflitti a scuola. Ma anche una formazione di cui siano destinatari gli adulti affinché possano acquisire strumenti utili per la gestione della conflittualità». In tutte le scuole, secondo l’Autorità garante, andrebbero istituiti “spazi di mediazione”, gestiti dagli stessi studenti, col supporto dei professori. E per chi viola le regole, «in analogia a quanto accade con la giustizia ordinaria, andrebbe introdotto il concetto di “riparazione”. Riparare il danno rende infatti praticabile la prospettiva di una responsabilità “verso qualcuno” e non “per qualcosa», ricorda la Garante.
Una soluzione analoga a quella avanzata, nelle scorse settimane, dal sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi, dopo gli ultimi casi di bullismo e violenze contro gli insegnanti. «È necessaria una punizione socialmente utile – rilancia Toccafondi – come fare volontariato nei centri per anziani, bambini malati o disabili. Serve, insomma, un’azione educativa capace di far crescere e aiutare i ragazzi a capire che siamo persone e che ci dobbiamo trattare come tali e rispettarci».
Alcune scuole hanno già cominciato a praticare queste “pene alternative” agli studenti colpiti da sospensione dalle lezioni a causa di comportamenti inappropriati e poco rispettosi a scuola. È il caso dell’Istituto “Patrizi- Baldelli-Cavallotti” di Città di Castello (Perugia), che ha stabilito che gli studenti sospesi vadano a fare volontariato alla casa di riposo, per rafforzare, spiega la preside, «i valori del dono, della gratuità, dell’impegno civile verso la comunità, della cittadinanza attiva e consapevole».
Un’iniziativa simile è stata presa dall’Istituto “Francesco da Collo” di Conegliano (Treviso), che manda i ragazzi sospesi a lavorare con i bambini disagiati tolti alle famiglie di origine. A Milano, invece, i ragazzini di 14 anni che hanno fatto circolare sui social il filmato di una loro compagna in atteggiamenti intimi con il proprio fidanzatino, sono stati costretti a pulire i bagni, l’atrio e il giardino della scuola, durante i dieci giorni di sospensione dalle lezioni. Infine, il 13enne che, lo scorso 27 aprile, ha spruzzato spray urticante in aula, generando panico tra i compagni, ha scelto di chiedere scusa scrivendo una lettera alla classe e donando un mazzo di fiori alle compagne.
«La mediazione è un mezzo potente perché crea lo spazio, attraverso l’ascolto, per la relazione, nel momento in cui si instaura un clima di fiducia», ricorda ancora la Garante Albano. Che, tra gli strumenti da mettere in campo, suggerisce la “scatola della mediazione” da collocare in ciascun istituto. Si tratta di contenitore da posizionare all’ingresso delle scuole, che potrebbe consentire a chi ha bisogno di inserirvi il proprio nome e la classe di appartenenza per essere contattato dallo sportello. Un modo per dire a chi si trova in difficoltà che, anche a scuola, c’è qualcuno che si può prendere cura di lui, di cui fidarsi e a cui sta a cuore il benessere degli studenti. Per sentirsi davvero comunità e contrastare, insieme, bulli e prepotenti.
Paolo Ferrario
Avvenire, 5 maggio 2018