«Esigo, anzi pretendo, che gli studenti e le loro famiglie abbiano nei confronti dell' istituzione scolastica e di tutte le sue componenti un atteggiamento di rispetto». Il ministro dell' Istruzione, Marco Bussetti, ha posto la «rottura del patto formativo scuola-famiglia» all'inizio dell' intervento di presentazione, ieri in Senato, delle linee programmatiche del Miur, confermando l'intenzione, già annunciata nelle scorse settimane, di costituire il ministero come parte civile nei processi a studenti e genitori che aggrediscono, offendono o minacciano gli insegnanti.
I toni usati, però, non sono piaciuti al Forum delle associazioni familiari, che con la vicepresidente nazionale, Maria Grazia Colombo, legge tra le righe «una vera e propria dichiarazione di guerra» alla presenza stessa dei genitori nella scuola. «Creare steccati mette tutti sulla difensiva», ribadisce Colombo, ricordando al ministro di «riattivare la Commissione per la revisione del Patto di corresponsabilità educativa». «I genitori fanno parte della scuola come istituzione» riprende la vicepresidente del Forum, che dà appuntamento alla Giornata mondiale dell' insegnante del 6 ottobre, quando «cento piazze mostreranno che è possibile per genitori e docenti costruire insieme una scuola con al centro lo studente, fondata sulla stima educativa reciproca».
Tra i punti principali delle linee programmatiche, Bussetti ha inserito anche la riqualificazione e la messa in sicurezza delle strutture scolastiche, con un piano pluriennale di investimenti. Particolare attenzione sarà posta all'inclusione degli studenti disabili o con bisogni educativi speciali, anche attraverso la definizione di «indicatori per misurare la qualità dei processi di inclusione in ogni scuola». Contrasto alla dispersione scolastica e formazione permanenti dei docenti sono stati altri due punti toccati da Bussetti, che, ha annunciato la «revisione del sistema di reclutamento» dei prof, con l' introduzione di «nuovi strumenti che tengano conto del legame degli insegnanti con il loro territorio», con l'obiettivo di «affrontare all'origine il problema dei trasferimenti, ormai a livelli non accettabili».
Dopo l' eliminazione della chiamata diretta, la Buona scuola non dovrebbe subire nuovi, grossi scossoni. Il ministro non ha intenzione «di stravolgere la riforma», quanto di proporre un suo «riallineamento complessivo che ottimizzi un impianto normativo ormai operativo da qualche anno». Per quanto riguarda, infine, i diplomati magistrali, Bussetti ha confermato che al ministero stanno lavorando a una «soluzione legislativa», sottolineando, però, che «le sentenze vanno rispettate». Su tutte queste questioni, la segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, chiede di avviare «un approfondito confronto nel merito», perché la scuola non ha bisogno di «protagonismo smanioso» o di «risse ideologiche». Come, invece, si è già verificato sulle scuole paritarie, per altro mai nemmeno nominate dal ministro nelle ventidue cartelle delle linee programmatiche.
«Non le ha proprio citate, nemmeno per sbaglio», osserva l' ex sottosegretario al Miur, Gabriele Toccafondi, oggi deputato del centrosinistra. «Spero che il governo non voglia chiudere le scuole paritarie, come uno dei due partiti della maggioranza ha più volte annunciato di voler fare», aggiunge Toccafondi, riferendosi al M5S. Che, proprio ieri, ha ricordato in una nota «la centralità e la priorità della scuola pubblica». Solo coincidenze?
Paolo Ferrario
Avvenire, 12 luglio 2018