La notizia aveva destato non poche preoccupazioni: l’attuazione dell’alternanza scuola-lavoro, descritta nella legge 107/2015, avrebbe comportato una minore presenza degli studenti nei nostri oratori. Per noi non era una notizia buona. Sembrava che non si potessero trovare nelle nostre attività oratoriali i requisiti per poter aderire a progetti di alternanza, date le finalità della legge. Poco alla volta la preoccupazione iniziale si è ribaltata, e per noi questa è diventata un’opportunità. È apparsa chiaramente possibile l’accoglienza di studenti anche nel Terzo settore, in esperienze di lavoro in ambito non commerciale. Abbiamo iniziato a metterci in dialogo con i provveditorati provinciali e con i dirigenti scolastici; abbiamo approfondito la conoscenza della legge 107 in modo mirato, per valorizzarne le potenzialità nel nostro ambito. Si è fatta largo la convinzione che avremmo potuto non solo limitare i danni, ma sfruttare questa opportunità per un progetto di grande interesse. Alcune possibilità offerte dalla legge 107, infatti, sono congeniali alla nostra associazione, sono adatte alle nostre idee educative, ai nostri valori, alle nostre strutture. In particolare è interessante che gli studenti possano mettersi alla prova in esperienze lavorative. Lo spirito della legge vuole dare valore anche al canale di apprendimento che si fa con l’esperienza diretta. Un graduale inserimento nella responsabilità sociale senz’altro è un obiettivo ragguardevole. Noi possiamo sicuramente valorizzare questa apertura: l’ambiente dell’oratorio, che una nota pastorale della Conferenza episcopale italiana chiama «laboratorio dei talenti», è un contesto per sua natura destinato a far emergere le qualità personali. Le capacità professionali che ci proponiamo di offrire all’apprendimento non sono abilità tecniche, ma qualità umane: per esempio l’accoglienza, la collaborazione di gruppo, la soluzione dei problemi, la gestione dei rapporti.
Suscita interesse anche l’affiancamento di persone adulte all’esperienza del singolo studente nel monitoraggio dei processi educativi. Si prevede la sinergia di figure chiamate «tutor», uno nominato dalla scuola e uno dall’ente ospitante. Il tutor della scuola garantisce la corrispondenza del progetto di alternanza alle finalità del percorso scolastico. Il tutor aziendale è invece chiamato a monitorare l’esperienza nel suo momento operativo, affiancandosi allo studente per guidarlo passo dopo passo e aiutarlo nella sua maturazione. Il tutor aziendale viene coinvolto anche nella valutazione dell’esperienza, che concorre alla costruzione del curriculum scolastico.
Le esperienze fin qui condotte a termine hanno dimostrato che per molti studenti è stata un’occasione efficace che li ha aiutati nel loro orientamento. Si attua in questo modo una vera «alleanza intergenerazionale», capace di innescare processi positivi. Mentre nella nostra società oggi sono presenti più facilmente momenti di scontro intergenerazionale, tra lavoratori, precari, pensionati, disoccupati, l’applicazione di questa legge ci consente un’inversione di tendenza, che si traduce in un servizio sociale.
Abbiamo intuito che per noi sarebbe stato possibile spingerci anche oltre, un passo più avanti del semplice dettato della legge, prendendola come punto di partenza per raggiungere un obiettivo nostro, oratoriale e – non ci sembra esagerato – vocazionale. Non di rado per le aziende l’accoglienza degli studenti provoca disturbo, perché richiede di distogliere energie dai processi produttivi per impiegare tempo con i principianti, e talvolta esse faticano a trovare mansioni adatte. Per noi, invece, mentre rispettiamo il dettato della legge attraverso attività progettate e accreditate dalla scuola, l’accoglienza e la crescita degli studenti costituiscono un interesse primario. Il contesto di reciproca responsabilità consentirà agli studenti di sentirsi accolti, valorizzati, guidati. A motivo di questo obbligo scolastico passeranno nei nostri oratori molti giovani che potremo aiutare nel processo della loro costruzione di sé: un modo nuovo e intelligente di fare pastorale giovanile. Le nostre strutture territoriali si stanno impegnando a fornire adeguata formazione ai tutor di oratorio, per adeguare alle nuove modalità uno stile di accompagnamento che da sempre ci anima.
All’inizio eravamo preoccupati; oggi abbiamo trovato un’occasione favorevole per avvicinarci al mondo della scuola e dare nuove strutture al nostro lavoro educativo.
Alessandro Castellani (consigliere di NOI Associazione)
Avvenire, 17 novembre 2016