Tra i dimenticati della didattica a distanza, un posto di rilievo spetta, loro malgrado, ai quasi 300mila alunni disabili: circa un quarto di essi non ha mai preso parte alle lezioni online tra aprile e giugno. Stiamo parlando di oltre 70mila bambini e ragazzi (più del 23% del totale degli studenti disabili), per i quali la scuola ha fallito l’«obiettivo della socializzazione» che «una scuola inclusiva si pone ancor prima dell’apprendimento», scrive l’Istat, che ieri ha presentato il rapporto annuale sull’inclusione scolastica.
Numeri in crescita
Anche l’anno scolastico 2019-2020, a cui fa riferimento l’analisi dell’Istituto di statistica, ha visto crescere gli alunni con disabilità, aumentati di 13mila unità rispetto all’anno precedente, che ora rappresentano il 3,5% degli iscritti totali. Se da un lato, però, le politiche di inclusione hanno portato a un progressivo aumento della loro partecipazione alla vita scolastica, dall’altro la pandemia ha frenato, se non addirittura cancellato, migliaia di percorsi di integrazione avviati nelle classi e con le famiglie. Il 23% di mancata partecipazione alla Dad, infatti, arriva fino al 29% tra gli alunni disabili che vivono al Sud. Numeri altissimi, se confrontati con il resto della popolazione scolastica, che, complessivamente, nello stesso periodo ha fatto registrare una quota di mancata partecipazione alla Dad dell’8%, con un minimo al Centro (5%) e un massimo al Sud (9%).
I motivi dell’esclusione
Le cause della mancata partecipazione dei disabili alla vita della classe, anche a distanza, sono molteplici, rileva l’Istat. Tra le principali, la «gravità della patologia» pesa per il 27%, mentre la «mancanza di collaborazione dei familiari», arriva al 20% e il «disagio socio-economico» della famiglia al 17%. Un altro 6% di disabili non ha potuto partecipare per «la difficoltà nell’adattare il Piano educativo per l’inclusione (Pei) alla didattica a distanza», mentre un 3% per la «mancanza di ausili didattici specifici».
Docenti non specializzati...
Ad aggravare ulteriormente il quadro, c’è poi la questione degli insegnanti di sostegno privi si specifica specializzazione: sono quasi uno su quattro. Complessivamente, ricorda l’Istat, i docenti di sostegno sono 176mila, per un rapporto docenti- alunni pari a 1,7, migliore persino dell’obiettivo della legge 244/2007, che raccomanda un valore pari a 2. «Tuttavia – si legge nel report – il numero di insegnanti specializzati risulta ancora insufficiente; la richiesta di queste figure aumenta di anno in anno più velocemente di quanto non cresca l’offerta». Morale: il 37% dei docenti di sostegno è scelto tra gli insegnanti curricolari, privi della specifica specializzazione per supportare gli alunni con disabilità. Addirittura, al Nord quasi un docente su due non è specializzato: siamo al 47%, rispetto al 24% delle regioni meridionali.
...e pochi assistenti
Accanto agli insegnanti di sostegno lavorano gli assistenti all’autonomia e alla comunicazione, i cosiddetti assistenti ad personam, che sono pagati dagli enti locali e, in tutta Italia, sono 57mila. Con l’introduzione della Dad, nota l’Istat, il loro «coinvolgimento può risultare determinante nel supportare l’alunno e sollevare le famiglie da un impegno a volte molto gravoso». Il problema è che questi assistenti sono troppo pochi. A livello nazionale, il rapporto medio alunno-assistente è pari a 4,6, nel Mezzogiorno arriva a 5,5, ma in Campania e in Molise supera, rispettivamente, la soglia di 14 e 13 alunni disabili per assistente.
Mancano le tecnologie
A contribuire alla mancata inclusione dei disabili, c’è poi la carenza di postazioni informatiche in classe: il 42% degli istituti, secondo l’Istat, non ha computer in aula e questo, si legge sempre nel rapporto, «può essere un ostacolo all’utilizzo quotidiano dello strumento come facilitatore per la didattica in classe».
«La ministra spieghi»
L’allarme lanciato da questi dati, «è l’ennesima dimostrazione che la vera attività scolastica può essere fatta solo in presenza», ricorda Gabriele Toccafondi, capogruppo di Italia Viva in commissione Cultura alla Camera. «In vista della riapertura – prosegue – la ministra dell’Istruzione informi sull’andamento dei lavori per preparare la ripresa, sui tavoli dei prefetti e i protocolli con le regioni, sul potenziamento dei trasporti pubblici e le corsie preferenziale per tamponi rapidi».
Paolo Ferrario
Avvenire, 10 dicembre 2020