UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scuola ed estate, lo stesso impegno

I direttori degli uffici della Diocesi di Bologna per la scuola e i giovani spiegano come si è lavorato e si lavora per aiutare e supportare i ragazzi
4 Giugno 2021

Sabato 5 giugno nella nostra regione si conclude l’anno scolastico 2020-2021: un anno difficile, segnato pesantemente dalla pandemia che ha portato la maggior parte degli alunni e studenti a passare lunghi mesi in didattica a distanza, con tutti i problemi che essa comporta. «Pensiamo a ciò che è successo e a come però ne siamo usciti: più forti nell’essenziale, più profondi nello spirito, più solidi nelle priorità - è la riflessione dell’incaricata diocesana per la Pastorale scolastica Silvia Cocchi -. Ai nostri studenti è stato tolto molto: vicinanza, relazioni sociali, contatto fisico. Ma è stato dato loro anche il suono del silenzio, che disintossica da mille distrazioni e rigenera al rispetto delle regole».

«Certo, le disparità sociali aumentano, e così l’abbandono scolastico -prosegue - come aumenta il malessere in alcuni e l’enorme perdita degli apprendimenti. Non fermiamoci solo a guardare “dalla finestra” questi dati funesti e pensiamo meno ai programmi, a “dividere e selezionare” gli studenti; pensiamo invece a come rendere la scuola affascinante, perché nessuno la lasci o non la ami. Non pensiamo a ciò che è successo e ci ha provato tutti, ma a come ne siamo usciti più forti, profondi, solidi, umani». Anche quest’anno l’attività dell’Ufficio è stata intensa e proficua: «Abbiamo lavorato sul Bando di sostegno all’educazione, istruzione e formazione - spiega Cocchi - che è ora accessibile online e sui Doposcuola diocesani, con un monitoraggio disponibile sul nostro sito e condiviso anche con il Comune di Bologna. Poi stiamo realizzando un importante Questionario on line in collaborazione con il CEIS che ci darà un “feedback” su come stanno veramente gli studenti delle scuole medie e superiori e come hanno reagito alla Dad. Infine “Adotta un nonno”, in costante collaborazione con Acli. Ora sta partendo l’iniziativa della primavera- estate, che invita a scrivere una cartolina ai 368 nonni delle Case di Cura che abbiamo “adottato”».

Con la fine della scuola iniziano anche le attività estive delle parrocchie, in particolare “Estate ragazzi”. «La domanda che ci sta interessando tutti è come classificare la nostra esperienza estiva - afferma il direttore dell’Ufficio diocesano di Pastorale giovanile don Giovanni Mazzanti -. La riflessione di maggior confronto riguarda la classificazione di Estate Ragazzi come “centro estivo” o “attività di culto e pastorale”. Una circolare dell’Arcidiocesi di qualche anno fa presenta in maniera chiara la definizione di Estate Ragazzi come attività di culto e pastorale: Estate Ragazzi è un’attività di oratorio e conseguentemente non può essere definita un “Centro estivo”. Ciò significa che è opportuno programmare l’attività secondo la sua vera natura di oratorio: durata limitata nel tempo; struttura dell’attività con le caratteristiche specifiche indicate dalla guida diocesana; attività prevalentemente di gioco in spazi parrocchiali e/o comunque gestiti dagli animatori; quote unicamente come reale rimborso spese sostenute; contenuti formativi che continuano a qualificare questa iniziativa per i più piccoli come attività di “religione e culto” propria della Chiesa».

«La differenza è chiara a livello teorico prosegue don Mazzanti - ma a livello legislativo non è recepita, ad oggi. Si è aperto un tavolo serio con la Regione, per definire un rapporto chiaro tra istituzioni e Chiesa sull’attività estiva, così da avere un impianto legislativo che tuteli la peculiarità della nostra esperienza. Questo comporterà da parte di tutti noi anche una riflessione seria su cosa significhi per noi fare attività pastorale estiva, riscoprendo e ridando valore al nostro proprio e alla nostra missione. Consigliamo di attenersi comunque alla normativa regionale e ai protocolli nazionali per quel l’attività estiva coi minori in tempo di Pandemia. Rimane infatti il riferimento legislativo più vicino e che va applicato, non solo per motivi di sicurezza di fronte alla legge, ma per la salvaguardia della salute e una testimonianza di responsabilità».

Chiara Unguendoli

Avvenire Bologna Sette, 30 maggio 2021