Con la ripresa dei contagi e l’incubo della terza ondata anche la scuola in presenza potrebbe tornare in bilico. Il governo per ora tiene il punto, ma i governatori hanno ottenuto di avere un parere ufficiale del Comitato tecnico scientifico sulla questione aule aperte. La valutazione degli esperti è attesa a breve. Il nuovo decreto, che sarà operativo fino al 6 aprile e dunque blinda anche la Pasqua, tuttavia mantiene l’alternanza tra didattica in presenza e a distanza alle superiori, introducendo una maggiore spinta alle lezioni in classe, che dovranno essere non meno del 50% del totale e potranno raggiungere il 75%. Tutti in classe gli altri studenti, almeno nelle zone gialle. Ma ieri il direttore della Prevenzione del ministero della Salute, Gianni Rezza, ha lanciato l’allarme sui contagi tra i banchi: è «sempre doloroso» pensare alle chiusure scolastiche, ha detto, «ma laddove ci sono dei focolai o presenza di varianti è chiaro che tale decisione è assolutamente da considerare. Dobbiamo es- sere pragmatici». Il tasso di incidenza dei contagi in età scolastica sta crescendo, ha spiegato Rezza, e «ciò potrebbe essere conseguenza delle varianti che infettano di più i bambini. Un elemento di cui tenere conto». Così, mentre lungo lo Stivale diverse Regioni o province hanno già deciso autonomamente di bloccare le lezioni in classe, la questione è destinata a tornare sul tavolo del governo e se il Cts segnalerà a sua volta rischi.
Il governo ieri pomeriggio ha riunito la cabina di regia, presente il premier Draghi e i ministri delle forze di maggioranza per concordare la bozza del Dpcm, che resta in via generale in continuità con i precedenti provvedimenti ma lancia qualche piccolo segnale di apertura per le attività culturali. Nelle sole zone gialle, dal 27 marzo riapriranno i musei e parchi archeologici nei week- end (ora sono aperti solo nei giorni infrasettimanali): l’accesso sarà solo con prenotazione anticipata. E dalla stessa data riprenderanno l’attività anche i cinema e i teatri. Un via libera sottoposto al rispetto di rigidi protocolli sul numero delle presenze e sulle modalità di accesso, ma comunque una novità per il settore. Anche se una parte della categoria ha avanzato perplessità per la complessità delle procedure. Altra novità riguarda il fatto che sparisce la «forte raccomandazione» a non ricevere in casa persone diverse dai conviventi, anche se viene confermato il divieto per le feste al chiuso e all’aperto, comprese quelle di matrimonio.
Le timide riaperture però finiscono qui. Il balzo dei nuovi contagi giornalieri oltre quota 20mila, non consente di cambiare strada. E del resto buona parte dell’Italia da domani è già in zona arancione. Così, nonostante il pressing contrario di politici nazionali come Salvini e di governatori come Bonaccini e Giani, ristoranti e bar resteranno chiusi la sera (dalle 18) in tutto il Paese, zone gialle comprese. Niente cene fuori per un altro mese. Porte ancora chiuse pure per piscine e palestre. Quanto allo sci, il nuovo provvedimento mette l’ultima pietra sopra la stagione turistica invernale. Gli impianti non riapriranno. Restano bloccati anche i parchi di divertimento, le sale giochi e scommesse. Tra le novità che testimoniamo la necessità di tenere alta la guardia c’è il divieto per fiere, congressi, discoteche e sale da ballo anche nelle regioni che dovessero raggiungere la zona bianca. Chi ha la febbre oltre 37,5° deve restare a casa. Nelle zone rosse invece vengono chiusi anche barbieri e parrucchieri.
Sul piano del metodo il Dpcm raccoglie una parte delle richieste delle Regioni. I provvedimenti verranno comunicati con maggiore anticipo. Lo stesso decreto in arrivo dovrebbe essere varato lunedì per entrare in vigore sabato. Inoltre le ordinanze di chiusura del ministero della Salute entreranno in vigore non più dalla domenica ma dal lunedì, per salvare il fine settimana a bar, ristoranti e negozi. Inoltre viene istituito al ministero della Salute un tavolo tecnico di confronto, con rappresentanti di governo, Istituto superiore di Sanità ed enti territoriali «con il compito di procedere all’eventuale revisione o aggiornamento dei parametri per la valutazione del rischio epidemiologico». Insomma le regola sulle zone a colori e i passaggi tra di esse potrebbero cambiare. Ma non prima di aprile, epidemia e vaccinazioni permettendo.
Nicola Pini
Avvenire, 27 febbraio 2021