UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Scampia, dove c’era la vela oggi c’è l’università

L’arcivescovo Battaglia: «Qui i giovani venivano a cercare la morte, ora costruiranno il proprio futuro»
18 Ottobre 2022

Conserva la tenacia di dodici anni fa Emma Dello Iacovo, cresciuta a Scampia e portavoce del comitato “Dateci Facoltà” (nato nel maggio del 2010, in seguito ad un incontro tra la chiesa di Napoli e l’università “Federico II”) costituito da laureati e laureandi, provenienti dalle parrocchie del quartiere e liberi da vincoli e influenze politiche. Oggi Emma è mamma, insegna e abita sempre a Scampia. E ricorda quel «gruppo di giovani delle parrocchie che raccolsero più di diecimila firme, accompagnati dal cardinale Sepe, dall’allora sindaco de Magistris e dal rettore Manfredi e le consegnarono alle istituzioni, insieme a una parte significativa del popolo del quartiere». Ieri mattina il sogno di quei ragazzi si è concretizzato. Laddove c’era la vela H, ora c’è una università: Scampia può continuare il suo sogno con l’inaugurazione della nuova sede della Federico II, in viale della Resistenza, che ospita i corsi di laurea triennale e magistrale della facoltà di scienze infermieristiche.

Da ieri, ci sono cinquecento matricole che hanno scelto Scampia per iniziare i loro studi. «Per poterci affermare – dice Emma – noi di Scampia dobbiamo superare un triplo pregiudizio: dimostrare di essere seri, perbene e professionisti, ma questo nel tempo ci ha fortificati e ci ha fatto andare avanti con una marcia in più. Ora con la facoltà, attraverso la cultura, percorriamo la strada del riscatto culturale e sociale e questo significherà per i giovani di qui non essere più solo identificati con criminalità e malaffare».

Come sottolinea l’arcivescovo don Mimmo Battaglia, durante l’inaugurazione: «Oggi Napoli si congiunge ad una delle sue periferie più dimenticate ed etichettate; oggi, in un luogo dove molti giovani venivano a cercare la morte, inizia una storia nuova, in questo quartiere i giovani verranno a costruire il proprio futuro». Qui «verranno a raccogliere sapienza e coraggio per servire coloro che hanno più bisogno di aiuto: i malati e i deboli».

«La nuova sede – aggiunge don Alessandro Gargiulo, parroco di Maria SS. del Buon Rimedio, la chiesa a 50 metri dall’università e decano della zona – significa portare 2.500 tra studenti e ricercatori. Cambia il volto di un quartiere e l’indotto economico – prosegue– perché ci sarà la necessità di punti-ristoro, cartolerie, copisterie». «Finisce lo stigma di essere il quartiere di Gomorra e speriamo che con oggi cambi la narrazione negativa di questi luoghi».

Don Alessandro racconta che la scorsa settimana il rettore Matteo Lorito ha voluto incontrare l’arcivescovo Battaglia con gli altri tre sacerdoti del territorio, parroci delle comunità della Resurrezione del Signore, di San Giuseppe Moscati, di S. Maria Maddalena e i giovani protagonisti di “Dateci Facoltà” e – in un appuntamento preliminare – hanno potuto visitare per primi la nuova università. «Un segno di attenzione del rettore e un riconoscimento dell’enorme lavoro che la Chiesa da sempre fa sul territorio con le associazioni e con il volontariato che si impegnano per mostrare alla città, e anche al resto del Paese, le potenzialità di Scampia».

Concorda il ministro per l'Università, Maria Cristina Messa, arrivata con le altre istituzioni nel quartiere partenopeo per partecipare all'inaugurazione. Il modello Scampia fa scuola. «Questa è un'iniziativa molto importante non solo per la città di Napoli, ma come segnale forte di quanto un'istituzione come l'università può fare per il proprio territorio». Il ministro ha sottolineato la necessità che la sede dell'università non sia «una cattedrale nel deserto, ma crei quell'atmosfera e quell’ambiente per cui i ragazzi vengono qui volentieri».

Rosanna Borzillo

Avvenire, 18 ottobre 2022

(foto Avvenire)