Erano stati rimossi per far posto alle lavagne interattive multimediali, ma da martedì 11 aprile, il martedì della Settimana Santa, i crocifissi sono tornati nelle aule della scuola media statale Gaio Cecilio Secondo che fa parte dell’Istituto comprensivo di via dell’Aeroporto, in zona Tuscolana. I professori e i collaboratori scolastici ne hanno acquistati quindici; altri nove, invece, sono stati restaurati dagli studenti che hanno lucidato le croci e incollato le parti mancanti.
Lunedì 10 aprile i crocifissi sono stati benedetti da don Davide Martini, vice parroco della chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio, nel corso di una Messa organizzata in occasione della Pasqua alla quale hanno partecipato oltre cento persone tra studenti, genitori e personale scolastico. Durante la celebrazione il rappresentante di ogni classe ha portato il crocifisso all’altare per la benedizione e il giorno dopo lo ha affisso in aula.
Promotrice dell’iniziativa Maria Cruciani, insegnante di religione, che ha trovato il consenso del dirigente scolastico, Marilena Pera, e di tutti gli altri professori. «I crocifissi erano stati rimossi anni fa per installare le lavagne multimediali. Da allora non era stata più espressa la volontà di appenderli nelle classi nonostante mi sia battuta tanto in merito», afferma Cruciani, accennando che in passato «è stata manifestata anche avversione nei confronti dell’insegnamento della religione». Un cambio di vedute si è verificato quando, con la riforma scolastica e l’aggregazione delle scuole di vario grado nell’istituto comprensivo, è stata nominata la nuova preside. «Ha espresso la volontà di far benedire l’istituto – prosegue Cruciani –. In quella occasione le ho manifestato il mio desiderio, condiviso anche da altri docenti, di riportare il crocifisso nelle aule». Durante il Consiglio d’istituto la proposta è stata comunicata ai genitori che si sono subito dichiarati favorevoli. «Finalmente con il crocifisso nelle classi abbiamo avuto la possibilità di riaffermare la nostra identità», conclude la professoressa.
«Mi ha fatto piacere riscontrare che ci sono una preside e dei docenti che conoscono la legge e le norme che prevedono l’esposizione del crocifisso nelle aule, perché su questo c’è molta disinformazione – spiega don Davide –. È un segno di speranza ma anche un gesto d’amore che coinvolge i luoghi educativi. Significa riconoscere le radici cristiane del nostro Paese che si tenta di occultare e cancellare in ogni modo». Il sacerdote sottolinea che, a prescindere dall’essere credenti o meno, Cristo può essere preso come esempio dai giovani. «Ci lamentiamo dell’educazione dei ragazzi, del bullismo, dell’assenza di valori – aggiunge –. Bisogna fornire loro modelli come Gesù, capace di perdonare pur avendo subito un’ingiusta condanna. Un modello educativo che ha sempre qualcosa da insegnare per contrastare la violenza che dilaga».
Roberta Pumpo
RomaSette, 23 aprile 2017