UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Rivalutare la scuola

Agli italiani, cioè a tutti noi, interessano e preoccupano i problemi della sanità, dell’economia, e della scuola in particolare
30 Gennaio 2021

Mentre nei due rami del Parlamento, dopo il passo indietro di Giuseppe Conte, va costituendosi il gruppo degli “Europeisti” e il presidente Mattarella procede alle consultazioni per trovare una soluzione alla vicenda ingarbugliata della crisi, dalla quale cerca di discolparsi Renzi, agli italiani interessano soprattutto i problemi del Paese e non gli arzigogoli politico-parlamentari, che tuttavia determinano anche la strada e il modo per affrontarli…

Agli italiani, cioè a tutti noi, interessano e preoccupano i problemi della sanità, dell’economia, della scuola, ecc. Sì, certo, anche e in modo speciale della scuola. Dal 1° febbraio, dopo la lunga stagione della Didattica a distanza, dovrebbero tornare nelle aule, nella misura del 50% del tempo, gli alunni delle scuole superiori della nostra Regione, oltre a quelli del Friuli Venezia Giulia, di Campania, Puglia, Sardegna, Basilicata, Calabria, mentre dovrebbero essere già in classe quelli di altre regioni (Valle d’Aosta, Toscana, Piemonte, Emilia Romagna, Abruzzo, Molise, Lazio).

A dire il vero, la (ex-)ministra dell’Istruzione ha sempre difeso l’importanza della scuola in presenza e con lei molti opinionisti insieme a larghe fasce del mondo scolastico. Ma, in realtà, tutti erano (e sono) consapevoli che non mancano difficoltà per una ripresa organica. Gli studenti – in molti – si sono mobilitati per richiedere la didattica in presenza, dopo che hanno sperimentato per lungo tempo quella a distanza. La Dad, inizialmente, può essere sembrata anche a loro una bella e vantaggiosa novità, ma progressivamente si sono resi conto che qualche “comodità” in più aveva un prezzo molto più alto. Manca infatti il rapporto tra coetanei e quello diretto con gli insegnanti, mancano discussioni e confronti, mancano le risate insieme, ma manca soprattutto un modo di apprendere diretto, in altre parole mancano la libertà e la vita…

Non ci stupiscono dunque i giovani che rivendicano di frequentare fisicamente la scuola: non è la stessa cosa guardare uno schermo; può sembrare strano che siano proprio loro a manifestare questo disagio, ma è così. In fondo, la scuola ha cercato e cerca di mettere in atto una procedura di sicurezza, ma il contesto (dagli ambienti ai trasporti…) non era, e forse non è, pronto. Perciò non mancano le esitazioni. Eppure questa “lezione” deve servire a tutti per rivalutare, apprezzare e rilanciare il rapporto autentico che si crea solo nelle aule scolastiche, al di là della funzionalità e utilità della Dad. Come in molti casi, la privazione di un bene ne fa sentire di più l’importanza. Speriamo lo capiscano, in questa fase e a più ampio raggio, anche i politici.

Vincenzo Tosello, direttore “Nuova Scintilla” (Chioggia)

Sir, 28 gennaio 2021