UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Religione a scuola, per «lavorare sul cuore»

Nell’Irc un’eccellenza del sistema formativo che aiuta i ragazzi a giudicare le situazioni e a «cogliere l’essenziale», ciò che è vero, buono e bello
23 Gennaio 2023

Molti genitori e studenti nei prossimi giorni si troveranno a scegliere la scuola per i loro figli procedendo all’iscrizione al primo anno dei diversi ordini di scuola. È una scelta importante e significativa, che non di rado può orientare almeno in parte il futuro dei ragazzi. Gli orizzonti che si schiuderanno, gli amici che avranno, le persone che incontreranno, le sfide che dovranno imparare a superare. In nulla di tutto questo la scuola – se è davvero tale – è ininfluente.

Come hanno scritto i Vescovi nel recente messaggio rivolto a genitori e studenti. «Si tratta di una scelta importante, che vi permette di partecipare alla costruzione del percorso educativo offerto dalla scuola. È infatti uno spazio di libertà e di responsabilità quello che avete davanti, un modo per sentire ancora più vostro il cammino di crescita umana e culturale che state compiendo o accompagnando».

La normativa vigente, sebbene in taluni casi permangano tuttora errori di interpretazione e sviste da parte di alcune scuole che l’Ufficio diocesano sta affrontando assieme ai singoli Dirigenti e all’Ufficio Scolastico Provinciale, fissa al momento dell’iscrizione al primo anno di ciascun ciclo di studi la scelta di avvalersi dell’insegnamento di religione cattolica.

Dunque, che fare? Nel loro messaggio i Vescovi ci invitano alla riflessione: «Scegliere è un verbo che esprime maturità e interesse. È un verbo essenziale per progredire nel cammino della vita. Lo ha ricordato papa Francesco parlando agli studenti di una scuola, durante il suo viaggio apostolico nel Bahrein: “Non esiste una vita senza sfide da affrontare. E sempre, di fronte a una sfida, come davanti a un bivio, bisogna scegliere, mettersi in gioco, rischiare, decidere. Ma questo richiede una buona strategia: non si può improvvisare, vivendo solo di istinto o solo all’istante!”. Per imparare a scegliere – ha aggiunto il Papa –occorre “affinare lo sguardo interiore, imparare a giudicare le situazioni, a cogliere l’essenziale” e “lavorare sul cuore”, così da non restare indifferenti o mostrarsi insofferenti agli altri, ma reagendo “con un nuovo sogno di fraternità e di amicizia sociale che non si limiti alle parole”».

La scuola italiana già da tempo sta orientandosi verso la cosiddetta didattica per competenze, cercando di mettere al centro della propria azione non soltanto la trasmissione della conoscenza ma un progetto formativo integrale capace di fornire agli alunni gli strumenti con i quali possano costruire un futuro solido e felice, personale, sociale, professionale.

In questo orizzonte l’insegnamento della religione cattolica rappresenta senza dubbio un’eccellenza nel sistema formativo. Se la scuola ha il compito di formare cittadini consapevoli, appassionati al bene comune, spicca il valore di Irc, disciplina fondata, più di tutte le altre, sul dialogo, sulla qualità delle relazioni e sulla profondità, sulla comprensione di sé e della realtà circostante. «La missione della scuola è di sviluppare il senso del vero, il senso del bene e il senso del bello», ha affermato papa Francesco.

L’Insegnamento della religione cattolica è, per sua natura, un luogo di incontro: con parti di sé in ombra, con l’altro, con la diversità, con domande grandi che valgono la vita, con orizzonti di pensiero rigorosi e affascinanti. È sostegno concreto alla vita di molti ragazzi. Si legge nei documenti ufficiali che l’Irc serve a «sviluppare un positivo senso di sé e sperimentare relazioni serene con gli altri, anche appartenenti a differenti tradizioni culturali e religiose» (Indicazioni per l’Infanzia). E ancora: «L’Irc, nell’attuale contesto multiculturale, mediante la propria proposta, promuove tra gli studenti la partecipazione ad un dialogo autentico e costruttivo, educando all’esercizio della libertà in una prospettiva di giustizia e di pace» (Linee per i Licei).

Ciò si deve alla grande qualità degli insegnanti di religione che a tutte le latitudini della Diocesi si spendono tenacemente per gli alunni ed operano per una scuola aperta, accogliente, inclusiva. Indicano orizzonti, promuovono esperienze, organizzano progettualità capaci di fare la differenza nella vita dei ragazzi. Il fiore all’occhiello per chi crede in una scuola capace ancora di formare.

Edoardo Baroncelli, direttore Ufficio scuola diocesi di Pistoia

La Vita – Pistoia Sette, 22 gennaio 2023