È possibile individuare il momento in cui la società è divenuta adolescente o, meglio, non è evoluta verso la condizione considerata adulta, fermandosi a uno stadio intermedio, quello attuale, definibile “adultescenza”. Per il neuropsichiatra Narciso Mostarda, direttore generale del 118, «processi tali hanno bisogno di almeno 3 generazioni per generare contaminazione» sicché «l’adulto è diventato un adolescente eterno circa 30 anni fa».
L’esperto è intervenuto giovedì, nella sede della Fondazione Marco Besso, alla presentazione della sua ultima opera edita da Rubbettino e intitolata proprio “La società adolescente. Padri e figli al tempo dell’identità smarrita”. «Questo processo si è insinuato in maniera subdola quando i dispositivi hanno smesso di essere solo dei telefoni e sono diventati fonte di informazione e di conoscenza del mondo - ha detto Mostarda -. In questo cambiamento noi abbiamo lasciato soli i genitori di oggi, allora adolescenti». Da Mostarda arriva un monito: «Bisogna essere in grado di capire le rivoluzioni in atto» poiché a preoccupare è oggi «l’immaturità nella quale sono rimasti bloccati gli adulti mentre l’immaturità dei nostri adolescenti è sana ed evolutiva ma da accompagnare adeguatamente».
In dialogo con l’autore, il cardinale vicario Baldo Reina che, rispetto al «quadro allarmante e drammatico presentato dal libro», ha riflettuto su «quando si diventa davvero grandi, al di là di una questione anagrafica», considerando il momento in cui «la vita mette davanti alle situazioni difficili e al sacrificio»; per il porporato, quindi, gli adulti di oggi «sono diventati “adultescenti” quando hanno pensato di eliminare la dimensione del sacrificio».
Da qui il richiamo all’episodio biblico del sacrificio di Isacco da parte di Abramo: «Il padre, che viene affrontato e interrogato dal figlio, avrebbe potuto metterlo al riparo dal sacrificio - ha osservato Reina , invece vi è l’attuazione di una dimensione non evitante ma assunta dall’alto, la dimensione dell’apertura alla Provvidenza». Secondo il vicario del Papa, sono «queste due dimensioni - sacrificio e Provvidenza - quelle da recuperare anche oggi», in una riflessione più ampia che preveda «il riprendere in mano la sfida educativa nella sua totalità», laddove «l’apprendimento è un processo che passa attraverso il tempo, quello richiesto dall’ascolto autentico dei giovani, senza fermarsi di fronte al loro linguaggio volgare, all’aggressività e all’uso di sostanze». Tutti indicatori, per Reina, di «un’umanità che soffre e che richiede e cerca una maternità e una paternità nonché un amore senza giudizio».
Michela Altoviti
Roma Sette, 22 giugno 2025