Anche la sala studio di una biblioteca può essere un luogo da cui ripartire. Dopo i lunghi mesi chiusi in casa a causa delle restrizioni sanitarie, l’opportunità di studiare insieme, anche se distanziati e con le mascherine, è un po’ una boccata d’ossigeno. Segno di una socialità che non si può e non si vuole perdere. La pensano così alcuni dei ragazzi che frequentano la sala studio della biblioteca diocesana San Pier Crisologo di Ravenna, aperta al pubblico nel giugno scorso in via Guidarelli dopo il trasferimento dalla sede storica presso il Seminario arcivescovile in un moderno e luminoso open space arredato sostanzialmente con i libri.
Un’operazione non scontata da parte della diocesi di Ravenna-Cervia che ci ha investito quasi tre milioni di euro. Nella nuova sede, oltre alle raccolte della biblioteca trova spazio e ai 32 posti della nuova Sala studio ha trovato casa anche l’Archivio storico diocesano, considerato il «più antico del mondo occidentale», che raccoglie documenti ecclesiali e civili, dai tempi di san Pier Crisologo a oggi. E la sfida nella sfida, in questi tempi di cultura social, è proprio mettere questo patrimonio a disposizione dei giovani e farne un luogo vivo di cultura, un polo culturale, non a caso intitolato a san Pier Crisologo, il vescovo dalle parole d’oro.
«Abito vicino, è la prima volta che sono qui – racconta la ravennate Benedetta Benelli, 23 anni, che studia Medicina alla Sapienza di Roma –: sentivo parlare di questo posto da un po’, ero curiosa ed eccomi qui». I titoli dei libri le fanno sentire aria di casa: «Ho studiato in una scuola cattolica e questi testi li sento parte della mia storia». Da qui anche l’interesse anche per i tesori dell’Archivio, che si ripromette di scoprire con una delle visite guidate proposte dalla biblioteca stessa. Ma ha ancora senso frequentare una biblioteca in tempi in cui la cultura si è 'dematerializzata', facendo spazio ai social? «Sulla carta puoi approfondire – ragiona Benedetta –, e poi dopo le chiusure degli scorsi mesi è un’occasione per socializzare: prepararsi insieme a un esame, in un posto silenzioso e tranquillo, è importante».
È stata attirata dal silenzio, oltre che dagli arredi nuovi e funzionali anche Matilde Giola, 22 anni, originaria di Varese, ma studentessa di Biologia marina a Ravenna: «È tutto nuovo, sono venuta grazie al suggerimento di un amico, ci tornerò. Mi incuriosiscono le visite guidate all’Archivio». «La biblioteca è frequentata soprattutto da studenti fuorisede – spiega Giacomo Guardigli, uno dei bibliotecari – e, in periodi di esami, anche da ravennati che studiano in altre città. A volte vengono anche professori o studenti dei licei della città, proprio per la sua posizione e perché è un posto luminoso e tranquillo. C’è molto ricambio, quindi è difficile avere un nucleo stabile di persone. Le visite guidate ai beni dell’Archivio sono molto richieste, per noi sono dei ganci per parlare della storia della diocesi». E indirettamente anche della fede. Le domande sono tante, racconta Guardigli: tra i pezzi che suscitano più ammirazione c’è un Messale in musica del 1.500 che potrebbe essere appartenuto a Giulio II. Tesori da riscoprire, una storia da cui ripartire. Una biblioteca può essere il luogo giusto. (Facebook: @bibliotecasanpiercrisologo Instagram: bibliotecadiocesanaravenna)
Daniela Verlicchi
Avvenire, 1 dicembre 2021