UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Quei ragazzi dispersi dalla pandemia

Un piano per intercettare il disagio
29 Aprile 2022

Per la salute mentale di bambini e adolescenti la pandemia è stata una specie di grimaldello. Ha tirato fuori, cioè, facendoli esplodere, disagi e disturbi in parte già presenti, anche se talvolta in modo latente, prima dell’emergenza Covid. Trasformandoli spesso in gravi patologie che hanno portato persino a comportamenti estremi. «E la situazione, adesso, è diventata quasi ingestibile» commenta il direttore del servizio di Neuropsichiatria dell’infanzia e adolescenza dell’Azienda sanitaria territoriale Santi Paolo e Carlo di Milano, Alessandro Albizzati, il quale sottolinea come da un anno e mezzo il suo reparto «è sovraffollato di minori che hanno tentato il suicidio o atti di autolesionismo». Parole pesanti come un macigno, un allarme che va ascoltato.

Cresce sempre di più, inoltre, su tutto il territorio nazionale, la richiesta di aiuto che genitori, educatori e operatori sociali rivolgono agli specialisti per sostenere bambini e ragazzi che a scuola, in famiglia o nei rapporti interpersonali manifestano difficoltà psicologiche. Sui soggetti in età evolutiva, aggressività, ansia, depressione si sono acutizzati a causa di quarantene, limitazioni e interruzioni delle attività didattiche, distanziamento fisico, stress familiare e incertezza sul futuro. «Solo nella città di Milano – aggiunge Albizzati – gli accessi di minori nelle strutture sanitarie sono cresciuti dal 20 al 35%, un dato che fa riflettere». Ma forse è solo la punta di un icerberg. Il quadro era già inquietante prima dell’emergenza pandemica: l’andamento nazionale dei ricoveri dei soggetti da 0 a 17 anni aveva fatto registrare (dati Cineca) un aumento dell’11% nel 2018 rispetto all’anno precedente con un’impennata del 22% di quelli psichiatrici.

Ma cosa si nasconde dietro queste cifre? «A parte i fenomeni sociali, come le risse e le guerriglie urbane che vedono protagonisti i più giovani – spiega lo psicologo e psicoterapeuta Matteo Lancini, presidente della Fondazione Minotauro – a preoccupare maggiormente è l’attacco al proprio corpo, che porta a un ritiro sociale e, appunto, a episodi sempre più diffusi di autolesionismo e suicidio, i quali secondo l’Unicef rappresentano la seconda causa di morte degli adolescenti. Perché il corpo è il megafono del dolore che non trova altre forme di espressione». «E si tratta, purtroppo, di un’emergenza destinata a perdurare per molto tempo» osserva Albizzati. Quali, allora, le possibili risposte? «Per intercettare gli antecedenti che possono portare a comportamenti patologici, è necessario coinvolgere il Terzo Settore – dice il neuropsichiatra –, tutti i fattori predittivi, i segnali del disagio psicologico, vanno captati all’interno del mondo scolastico, nell’associazionismo, nelle parrocchie e negli oratori, nelle società sportive, quando i ragazzi si rifugiano in casa o stanno troppo per conto loro, usano troppo i social o il computer, per esempio... è in questi ambiti che bisogna intervenire, perché a me i ragazzi arrivano solo a disastro fatto». Secondo Lancini, inoltre, dovremmo attenderci nei prossimi anni, come segno del forte malessere esistente, un aumento del tasso di abbandono scolastico, «anche perché le istituzioni preposte all’insegnamento non sono ancora in grado di garantire a tutti l’uso di internet e, anzi, spesso si chiudono di fronte alla necessità di essere collegate 24 ore su 24, preferendo, senza alternative, il vecchio modo di fare lezione: c’è tanta povertà digitale». E le famiglie cosa possono fare? «Vanno innanzitutto aiutate a reggere l’urto potentissimo provocato da un figlio o una figlia con problemi di tipo psichico – afferma Albizzati –, perché spesso sono loro stesse infragilite e, molte volte, sono incompetenti negli atti educativi».

Serve soprattutto una cultura dell’ascolto. Per prevenire il disagio. E per consentire interventi concreti di «promozione attiva» del benessere emotivo, psicologico, relazionale di bambini e ragazzi. Ecco perché la Fondazione Cariplo, con un apposito bando rivolto proprio al Terzo Settore, ma anche a neuropsichiatrie, scuole, famiglie, comunità, mette a disposizione 2,5 milioni di euro destinati a progetti in grado di intercettare tempestivamente i disagi e a «prendersi cura “attenta- mente”» dei giovanissimi più bisognosi di sostengno. «Nei ragazzi sta emergendo un disagio e un grido d’aiuto che non possiamo ignorare –, così spiega l’iniziativa il presidente di Fondazione Cariplo, Giovanni Fosti –, un tema delicato e complesso che crediamo debba essere affrontato insieme come comunità, per non lasciare soli i ragazzi e le famiglie. Come Fondazione abbiamo sentito la responsabilità di mettere in campo questo nuovo strumento per approfondire la conoscenza e dare prime risposte immediate e concrete ». Accanto al bando saranno sostenute attività di ricerca per un’analisi dettagliata del fenomeno. «Occorrono ricerche qualititive strutturate e dati affidabili, sistematici e aggiornati – conclude Fosti – per verificare e stimare con maggiore precisione l’impatto della pandemia sulla salute mentale dei minori».

Fulvio Fulvi

Avvenire, 29 aprile 2022