UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Quei ragazzi di tutto il mondo, uniti dalla filosofia

Giulia Pession, di Aosta, è una delle due medaglie d’oro: «Per noi la filosofia è il mezzo con cui interagire e allargare gli orizzonti»
4 Giugno 2022

Borse di studio. Accoglienza nelle scuole europee. Lezioni online. «È questo che occorre oggi ai nostri ragazzi: e poi parlare, scambiare idee, far sentire la propria voce… Per questo è importante essere qui». Natalia Lehka e Liubov Terekhova guidano la delegazione ucraina alle Olimpiadi internazionali di Filosofia di Lisbona, che si sono chiuse domenica scorsa. Le ragazze che accompagnano, Khristina e Olaksandra, hanno storie diverse. Olaksandra vive da tempo nel Regno Unito, dove intende studiare scienze politiche. La sua prospettiva è cosmopolita, non ha intenzione di tornare in Ucraina. «È il mio Paese, gli devo la mia formazione – dice – ma non voglio limitare la mia vita a un unico luogo. Vorrei lavorare in un’organizzazione internazionale».

Khristina vive a Leopoli: insieme a Natalia hanno viaggiato quasi due giorni per arrivare a Lisbona. Questo è il suo primo viaggio all’estero. «Da Leopoli abbiamo preso un bus per Cracovia, poi un aereo per Barcellona e un altro per Madrid. In Ucraina oggi ci si può spostare, ma con difficoltà e naturalmente con qualche rischio». Essere a Lisbona è per loro un momento di liberazione: «Riuscire a non pensare alla guerra per alcuni giorni e incontrare coetanei con cui parlare di filosofia, di storia, delle nostre vite e dei nostri Paesi, ci riporta a una dimensione di normalità». Khristina vuole rientrare in Ucraina e non riesce a immaginare la propria vita in altri posti. «Può sembrare strano, ma nonostante la paura mi sento sicura solo a casa. So che al rientro ricominceranno gli allarmi aerei, i rifugi, l’incertezza - ma quella è casa mia ed è lì che mi sento più al sicuro».

Khristina e Olaksandra (che riceverà una delle menzioni d’onore) sono due degli 88 tra ragazzi e ragazze di tutto il mondo che hanno partecipato alle Olimpiadi filosofiche di quest’anno. Come per la maggior parte dei loro coetanei, il successo più grande è essere qui. Giulia Pession, 19 anni, di Aosta, è una delle due medaglie d’oro: e se la merita tutta quando dice che a cambiarla davvero è stata l’esperienza di questi giorni. «Stare insieme con ragazzi e ragazze di tutti i continenti, uniti dalla passione per la filosofia, è stata la vera vittoria. Per noi la filosofia è stata un collante, il mezzo con cui interagire e allargare i nostri orizzonti». Anche l’altra medaglia d’oro, il diciottenne Tobias di Duisburg, la pensa così. Il suo saggio analizzava il tema della colpa e della responsabilità collettiva ma, dice, «la cosa veramente straordinaria è stato condividere queste giornate con nuovi amici uniti dalla stessa passione».

Viene da pensare che questi ragazzi siano più maturi degli adulti che li accompagnano. O forse sono solo più adatti a un mondo sempre più complicato, in cui cooperare è più importante che competere. Di questo sembrano pienamente consapevoli e in fondo è questo che rende l’olimpiade filosofica così particolare: sanno che torneranno a casa diversi, cresciuti, e che, indipendentemente dal medagliere, avranno vissuto un momento importante nella propria formazione. Sanno che non si cresce solo vincendo, si cresce anche perdendo, stando insieme, ragionando, discutendo e chissà, forse anche amandosi in questi pochi giorni di vita in comune.

È questa straordinaria maturità, oltre alla passione per la filosofia, a unire i ragazzi presenti a Lisbona. Chi ha il compito di formarli li osserva muoversi secondo dinamiche proprie della loro età, arricchite dalla diversità delle loro origini e dalla loro curiosità intellettuale. Ognuno esprime se stesso in modi diversi. Come Nate, che ha smesso di andare a scuola da tre anni ed è scolarizzato a domicilio: ha vinto le selezioni nazionali thailandesi e, qui, ottenuto una medaglia di bronzo; come Ilana, giunta dal Brasile con i genitori; come e come tutte le ragazze e i ragazzi che si sono ritrovati qui, ciascuno con il desiderio di confrontarsi con gli altri, dopo l’edizione di Roma 2019 e due anni di sospensione dovuti al Covid. Nell’era dei social, queste relazioni dureranno a lungo. Sono amicizie che attraversano frontiere e continenti e che, come tanti fili sottilissimi, contribuiranno a tessere la trama del ventunesimo secolo.

È questo a rendere l’olimpiade filosofica così preziosa anche per gli insegnanti che li accompagnano. Le dinamiche che questi adolescenti mettono in scena, i loro modi di presentarsi, di vestirsi, di atteggiarsi, non sono affatto segnali irrilevanti per chi deve guidarne il processo di maturazione. Al contrario dicono moltissimo su di loro, sulle loro personalità e sul loro modo di entrare in relazione con gli altri, in breve sul futuro che li aspetta. E aiutano a capire meglio anche coloro che crescono intorno a loro e che magari ritroveremo all’olimpiade fra qualche anno. È un vero e proprio processo di formazione generazionale, una società nel suo farsi, che vediamo dipanarsi in questo microcosmo vitale e culturalmente variegato che è l’olimpiade filosofica. In Italia, grazie allo sforzo congiunto del ministero dell’Istruzione e della Società filosofica italiana, migliaia di ragazzi partecipano ogni anno alle selezioni nazionali. Anche per loro, non solo per Giulia, la prima medaglia d’oro italiana dal 2002, è un’esperienza decisiva per la propria crescita intellettuale, sociale e umana.

Luca Maria Scarantino

Avvenire, 4 giugno 2022