In questi giorni di emergenza, di scuola paritaria si è parlato, e molto, su tutti i mezzi di comunicazione che hanno amplificato la situazione di grave disagio e di preoccupazione che accomuna tutti i soggetti coinvolti, dai genitori degli alunni (che si trovano in difficoltà economiche perché hanno perso il lavoro o sono in cassa integrazione), agli insegnanti e a tutti i dipendenti degli enti che gestiscono le scuole, i quali temono di veder ridotto il proprio stipendio o, nel peggior dei casi, soppresso il posto di lavoro. Coinvolti sono gli stessi enti gestori, combattuti tra la necessità di far quadrare i bilanci (negli ultimi anni costantemente in rosso per ingenti passività, della cui copertura loro stessi si sono dovuti far carico) e il desiderio di andare concretamente incontro alle legittime richieste di tutti.
L’aiuto concreto messo in atto da buona parte degli enti gestori – tra i quali la Cooperativa Cittanova e il Seminario che gestiscono le scuole che fanno capo alla Diocesi di Cremona – è stato quello di ridurre le rette scolastiche per le famiglie e garantire a tutto il proprio personale (docente e non) l’intero stipendio, col versamento delle differenze retributive non coperte dalla cassa integrazione – prontamente attivata -, versamento reso possibile solo con l’incasso delle rette ridotte. Ciò nonostante alcuni genitori insistono nel chiedere l’azzeramento delle rette.
I dipendenti, dal canto loro, e soprattutto gli insegnanti, se da un lato si sono resi disponibili a rinunciare ad una parte dello stipendio pur di salvare la scuola paritaria (nella cui proposta formativa hanno sempre creduto) e venir incontro alle esigenze delle famiglie, dall’altro si lamentano, e non a torto, di rimanere svantaggiati rispetto ai colleghi statali, soprattutto dal punto di vista del trattamento economico loro riservato. Nonostante la loro generosità, essi vedono un’incertezza nel proprio futuro che non giova alla serenità del lavoro.
È inutile girarci attorno: il problema vero è legato alla tranquillità economica cui ciascuno, legittimamente, aspira.
Forse è venuto il momento di rivedere l’intero sistema scolastico nazionale, rivalutando il ruolo che riveste la scuola paritaria che, al pari di quella statale, svolge un servizio pubblico, garantito dalla nostra Costituzione, cui si è ispirata la legge 62/2000 che ne ha meglio disciplinato la materia e necessiterebbe di un’effettiva e migliore applicazione, anche e soprattutto sotto il profilo del finanziamento pubblico per garantire la funzionalità della scuola paritaria e l’accesso ad essa di tutti, in particolare delle classi più disagiate, così come già avviene per la scuola statale, realizzando così tra loro un’effettiva nonché sostanziale parità.
Mai come in questo momento la scuola paritaria deve essere sentita come “casa” in cui tutti, ma proprio tutti – Stato italiano compreso – possono e devono fare la loro parte. Diversamente è lecito chiedersi se abbia ancora un senso la scuola paritaria, al di là dei principi e dei proclami, e, conseguentemente prendere seriamente in considerazione anche le soluzioni più estreme e dolorose, compresa quella di “chiudere i battenti”, stante la perdurante insostenibilità economica della gestione andatasi ad aggravare in conseguenza della riduzione delle rette accompagnato, in molti casi, dal rifiuto comunque dei genitori di onorarle a fronte di un servizio chiuso dalle disposizioni conseguenti all’emergenza sanitaria.
Continua a leggere qui: https://www.diocesidicremona.it/blog/quale-futuro-per-le-scuole-davvero-paritarie-riflessioni-e-proposte-per-un-diritto-oggi-a-rischio-22-04-2020.html
don Marco D’Agostino
Legale rappresentante Liceo Vida e IFP Sant’Antonio Abate (Cremona)