La mission istituzionale della scuola, di tutta la scuola, è quella di garantire e migliorare la qualità dell’offerta educativa e formativa. Per le scuole dell’infanzia associate alla Fism questa qualità si declina in un’identità culturale e pedagogica che le contraddistingue e che fonda sull’ispirazione cristiana la cornice di senso per il Progetto educativo.
Cosa significa per una scuola, oggi, elaborare un Progetto educativo che interpreti e traduca concretamente l’ispirazione cristiana in azioni, pratiche ed esperienze educative e didattiche? Per dare delle risposte il Settore pedagogico nazionale ha avviato un percorso di studio e di ricerca che ha identificato nell’umanesimo cristiano lo specifico riferimento in cui radicare la proposta culturale e pedagogica del Sistema Fism. Ciò avvalendosi di un gruppo di lavoro formato dai componenti della Commissione tecnica e dai referenti regionali, oltre che da docenti universitari esperti sul piano pedagogico, teologico, filosofico.
Un percorso di approfondimento complesso che ha posto alcune sfide importanti, la prima delle quali è stata quella di chiarire compito della scuola in ordine all’obiettivo di proporre l’umanesimo cristiano in termini culturali. Per i protagonisti della scuola – insegnanti, gestori, genitori –, infatti, spesso non è un dato così acquisito che l’educazione religiosa è e deve essere un’attenzione educativa della scuola e nella scuola, che permea la progettazione pedagogica sul piano culturale, valoriale, antropologico e che, pertanto, si distingue dalle finalità di adesione alla fede tipiche della catechesi ecclesiale.
Le scuole assumono la sfida della mediazione culturale per starci dentro, per offrire una testimonianza costante proprio di quella figura di uomo che discende dalla concezione cristiana. Una testimonianza fondata sul dialogo, sul confronto, sull’apertura all’altro; capace di interpretare e attraversare la cultura di oggi, in cui si parlano linguaggi diversi e dove si propongono figure di uomo diverse. Dove non c’è una figura univoca di uomo nemmeno per i bambini. Ci sono concezioni e profili molto diversi che passano dalla pubblicità, dai cartoni animati, dai libri, dagli albi illustrati, dalla vita stessa delle famiglie, delle comunità, della società tutta. Una pluralità di modelli di riferimento che i bambini respirano, con la quale sono costantemente in contatto e nella quale sono quotidianamente immersi.
Da qui la necessità che le scuole associate possano dotarsi di strumenti e di modalità per declinare la proposta di mediazione culturale all’interno della progettualità pedagogica ed educativa; una progettualità che ha come riferimento cardine le Indicazioni nazionali, il documento emanato dal Miur nel 2012. Siamo partiti, dunque, da una rilettura di questo documento, con particolare riferimento alle otto dimensioni - cognitiva, affettiva, relazionale, corporea, estetica, etica, spirituale, religiosa - che costituiscono l’ossatura scientifica e pedagogica per la costruzione del Progetto educativo. Ciò al fine di individuare spazi e modalità per rendere queste dimensioni ulteriormente aperte alla prospettiva dell’umanesimo cristiano.
Cosa offre in più la prospettiva cristiana rispetto all’approccio 'laico' senza configurarsi come educazione alla fede? In che cosa e in che modo, cioè, il messaggio evangelico rappresenta l’opportunità di fare un passo 'oltre' ciò che la scuola deve comunque garantire in quanto scuola? In questa direzione l’impegno del gruppo di lavoro si declina, da un lato, sul piano di una rivisitazione del Progetto educativo di scuola tale per cui possa davvero configurarsi come uno strumento professionale attraverso il quale le insegnanti prefigurano e propongono esperienze educative coerenti con la visione di persona cristianamente ispirata. Dall’altro, e contemporaneamente, sul piano dell’attivazione di uno specifico impianto formativo e di sviluppo della ricerca che prevede molteplici contesti.
Uno dei contesti più rilevanti è rappresentato dai Seminari nazionali previsti per l’anno 2019-2020 che affronteranno proprio la tematica dell’umanesimo cristiano in prospettiva educativa e che verranno proposti alle insegnanti, alle coordinatrici di scuola, ai coordinatori di rete o di zona e che saranno aperti anche a chi riveste la responsabilità istituzionale e gestionale delle scuole. Perché tutti, professionisti dell’educazione e non, dobbiamo essere protagonisti, interpreti e testimoni di questo umanesimo nella concretezza della pratica educativa quotidiana.
Lucia Stoppini
Avvenire, 1 ottobre 2019