UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Prof precari, Italia deferita alla Corte Ue

La Commissione: sugli stipendi ci sono discriminazioni tra docenti di serie A e docenti di serie B
4 Ottobre 2024

La voce dei precari della scuola italiana – un esercito di insegnanti, tecnici e amministrativi impiegati con contratti a termine abusivi e in condizioni di lavoro discriminatorie – arriverà fino in Lussemburgo. Lo ha deciso ieri la Commissione Europea annunciando il deferimento del nostro Paese alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per aver violato le norme comunitarie sul lavoro a tempo determinato nel settore scolastico e non aver fatto nulla per porvi rimedio, nonostante i solleciti. Il deferimento è l’ultimo step della procedura di infrazione avviata ai danni dall’Italia dalla Commissione con due lettera di diffida, nel 2019 e 2020, e ribadita – tre anni dopo – con un parere motivato all’indirizzo del governo. La questione, però, non è stata risolta e ora verrà esaminata dalla Corte, la quale deciderà se imporre sanzioni all’Italia, obbligando il governo a risarcire gli abusi e a modificarne la prassi.

Il nodo tempo determinato

Sotto accusa sono l’impiego scorretto di contratti a tempo determinato per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario nelle scuole statali e gli stipendi degli insegnanti precari, che ad oggi non prevedono una progressione retributiva basata sull’anzianità di servizio: un “deficit” contrattuale che di fatto rende gli assunti a tempo determinato docenti di serie B rispetto ai colleghi di ruolo. Nella situazione si troverebbero, secondo il ministero dell’Istruzione e del Merito, 165mila insegnanti ma i sindacati contano 250mila precari, pari al 26% dell’intero corpo docente italiano.

Nelle scorse settimane il governo aveva provato a correre ai ripari con il cosiddetto Decreto Salva Infrazioni, che raddoppia l’indennizzo in caso di abuso di contratti a termine per i precari della scuola: grazie alla nuova norma, il risarcimento, che potrà essere richiesto da chi ha alle spalle almeno tre anni di contratti atipici, sarà determinato in base alla gravità della violazione, alla quantità di contratti a termine e alla durata del rapporto e potrà essere compreso tra le 4 e le 24 mensilità.

La misura, però, non è sembrata sufficiente né alla Commissione Europea né alle altre parti in causa per cui la norma, così com’è, mette una pezza ma non richiude il buco: bisogna prevenire gli abusi – il succo del ragionamento di chi la critica – e non basta sanzionarli una volta che si sono verificati. Il decreto, infatti, non punta secondo Bruxelles a ridurre il numero dei precari riformando il metodo di reclutamento dei docenti che invece, secondo il sindacato Anief che ha depositato un emendamento in questo senso, dovrebbe procedere su un doppio canale: i concorsi ordinari e le graduatorie per titoli ed esperienza per i docenti con un lungo periodo di precariato.

Le reazioni dei sindacati

Marcello Pacifico, presidente del sindacato Anief, i cui legali hanno ottenuto diverse sentenze sulla discriminazione dei precari e che sono state di supporto per il deferimento, ha commentato: «Dopo 25 anni dall’approvazione della direttiva, ancora oggi in Italia non si rispetta la norma europea: sono più di 400mila i docenti con più di 36 mesi di servizio che hanno subito questo abuso. La Commissione chiede misure che lo prevengano: deve essere introdotto il principio di non discriminazione che pretende lo stanziamento di risorse straordinarie». Secondo Gianna Fracassi, segretaria generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza Cgil, la decisione della Commissione «certifica una condizione sollevata spesso in questi anni. Ora occorre immettere in ruolo tutti i docenti e su tutti i posti vacanti e disponibili, e fare lo stesso per il personale Ata».

Il fronte politico

Per Antonio Caso, deputato Movimento 5 Stelle, la decisione della Commissione è «l’ennesima bocciatura per Valditara e per il governo Meloni sul fronte scuola». «Siamo molto preoccupati – ha dichiarato invece Irene Manzi, responsabile nazionale scuola del Pd –. Eppure nel 2017 avevamo predisposto delle norme che avrebbero garantito di ridurre progressivamente il numero dei docenti precari. Purtroppo, per ragioni ideologiche e di bandiera quel sistema è stato abolito e da allora la destra non è stata in grado di elaborare alcuna proposta alternativa. Ma i nodi vengono al pettine. Vorremmo conoscere le proposte del governo per affrontare un tema che sta pesantemente incidendo sul buon avvio dell’anno scolastico».

La replica del ministro

Il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara, dal canto suo, replica: «Prendo atto della decisione dell’Ue. Siamo fermamente intenzionati e impegnati a risolvere problemi creati e lasciati irrisolti da precedenti governi. Il precariato, con i problemi connessi, non è nato oggi. Aggiungo che questo Governo ha una visione ampia e strategica della scuola italiana, che sta portando avanti in tutte le sedi. L’opposizione fa solo polemiche strumentali e sterile propaganda».

Ilaria Beretta

Avvenire, 4 ottobre 2024