UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Primo giorno di scuola, grazie ragazzi per la lezione

Diario di una prof precaria nella periferia italiana
23 Settembre 2024

C’è sempre un po’ d’emozione nel primo giorno di scuola, soprattutto se la scuola è nuova... questo vale per gli studenti, lo siamo stati tutti, e per gli insegnanti. Così ieri sono entrata in un nuovo edificio, in una città che non è la mia, ho conosciuto nuovi colleghi, alcuni come me al loro primo giorno, altri già di ruolo, gentili e accoglienti con i nuovi arrivati, ho rivisto con gioia facce già note, da esperienze in altre scuole, ma soprattutto ho conosciuto una classe di studenti, motivo per cui ero lì. Giovani nati nel 2008, pieni di energia, speranze, sofferenze... insomma pieni di vita.

Primo giorno di scuola, terza ora, e già capita loro una supplente che non insegna la materia che dovrebbero avere. Va bene! Ci siamo abituati, da entrambe le parti. Almeno cogliamo l’occasione di conoscerci. Così iniziamo con il giro dei loro nomi e da dove vengono; arrivano a questa scuola anche da paesi decine di km lontano, col treno, il bus e la corriera; cosa gli è piaciuto di questa scuola l’anno scorso, il loro primo anno: informatica, storia, geografia, un po’ mi stupisco ma ne sono contenta, religione, dove parli e ti ascoltano, e, naturalmente, scienze motorie, ex educazione fisica, ex ginnastica (per capirci!) e il torneo di calcetto che avevano quasi vinto e che quest’anno devono assolutamente vincere. Allora abbiamo esplorato gli sport che praticano e che tanti hanno mollato.

Ma allora cosa fanno il pomeriggio? Chi ama la musica? Un po’ tutti. Ma chi suona? Solo in due. Uno la chitarra nelle sagre di paese. Buono da tener presente se faremo qualche iniziativa!

Si sono scaldati hanno voglia di raccontare.

Ma allora come passate il tempo libero? Va bene, facciamo una classifica dei video giochi più gettonati (termine a loro sconosciuto, forse nato da una generazione che usava i gettoni per suonare un disco da un juke-box, per il flipper, o per il calcio balilla, o semplicemente per telefonare... preistoria). Ovviamente non so scrivere esattamente tutti i nomi dei giochi, ma facciamo comunque una classifica. Così il gioco più apprezzato viene descritto dai quattro che l’hanno votato. È comunque un esercizio di espressione orale al quale si devono abituare; meglio iniziare da qualcosa che conosci e ti piace.

Così raccontano alla classe, ma soprattutto a me, come funziona il gioco, e quale personaggio hanno scelto per rappresentarli, chi dello stesso sesso, chi dell’altro, chi neutro. Già qui si vede il cambiamento generazionale, i miei compagni di scuola non avrebbero mai scelto una figura femminile come loro avatar! Meno male la specie si evolve. Il secondo gioco classificato ti porta a creare mondi nuovi, ad adattarli alle tue esigenze... il che vuol dire costruirti una grande casa o una su un albero, ma anche avere un campo pieno di schiavi che lavorano per te. Capita così di fare un passo avanti ma anche uno grosso indietro!

A questo punto l’entusiasmo è tale che permetto loro di tirare fuori i cellulari e di farmi vedere questi due giochi. Ora le parti si sono invertite, sono loro gli insegnanti! Mancano ancora dieci minuti alla fine dell’ora. Dove siete stati quest’estate? Qualcuno si è mosso da casa? Ma siccome non tutti sono fortunati, allora la domanda successiva è: ma se poteste andare in un qualsiasi posto del mondo, dove andreste? Il primo cauto propone la Svizzera, ma gli altri lo rimproverano perché c’è già stato; allora iniziano ad osare, con la California, il Giappone, l’Islanda il più riservato, ma c’è chi vorrebbe andare in Cina, luogo d’origine dei propri genitori, e chi senza dubbio ma con tanta nostalgia vorrebbe tornare in Ucraina.

L’ora è finita, grazie ragazzi per la lezione!

Paola Serra

Avvenire, 21 settembre 2024