«Forse per combattere la dispersione scolastica, si potrebbe iniziare potenziando quanto il sistema formativo in Italia già offre: il sistema duale, cioè percorsi formativi legati all'apprendimento pratico e al mondo produttivo». Don Massimiliano Sabbadini, presidente nazionale della Confederazione nazionale formazione aggiornamento professionale (Confap) che riunisce i centri di formazione professionale promossi da realtà cattoliche, va dritto al cuore del problema sollevato per motivare l’estensione dell'obbligo scolastico dai 3 ai 18 anni.
«Se l'obiettivo dichiarato - commenta il presidente di Confap - è quello di combattere la dispersione scolastica soprattutto dopo i 16 anni, con il termine dell'attuale obbligo, forse sarebbe il caso di fare una riflessione sull'esistente. I nostri percorsi formativi hanno da tempo dimostrato di essere uno strumento valido per combattere questo fenomeno, ponendo al centro lo studente, ma soprattutto offrendogli percorsi formativi adatti alle sue capacità di apprendimento. Il tutto in una alleanza educativa che coinvolge il centro, le famiglie e il mondo dell’impresa».
E in effetti nei centri di formazione professionali, «giungono molti ragazzi e molte ragazze che hanno alle spalle un anno fallimentare nei licei, nei tecnici o persino negli istituti professionali. Qui riescono a ri-motivarsi, a trovare quella voglia di continuare a studiare, grazie anche a metodologie nuove. Il risultato è che nei percorsi dei centri di formazione professionale la dispersione è ai minimi termini». Eppure ancora oggi su questo segmento è vittima di pregiudizi e non conoscenza della realtà che vi opera. Spesso nell' immaginario collettivo questo percorso viene visto - soprattutto dalle famiglie - come un percorso di serie B, un percorso per ragazzi 'non adatti' a studiare. «Da noi, invece, si studiano le stesse cose che si studiano negli istituti scolastici - replica don Sabbadini -, soltanto la metodologia cambia, con maggior interdisciplinarietà, con la partenza dall'esperienza per giungere al principio o alla formula. Ma le materie sono uguali».
Dunque, come sottolinea il presidente nazionale di Confap, «lo strumento volendo esiste già, si tratta di potenziarlo», anche perché i percorsi di formazione sono triennali e quindi portano i ragazzi e le ragazze ad acquisire un diploma a 17 anni. Inoltre i nostri centri di formazione professionale offrono anche un quarto anno con il quale si può arrivare a ottenere un diploma, che come la qualifica, è spendibile nel mercato del lavoro. Come si vede già in questo modo si arriva ai 18 anni assolvendo anche il diritto-dovere all'istruzione fissato a quell'età». Il tutto con la partecipazione attiva anche del mondo del lavoro, con il quale gli studenti possono confrontarsi direttamente mentre studiano.
Lo scenario, però, non è tutto idilliaco. «Il sistema duale e la formazione professionale non sono presenti in tutto il territorio nazionale - sottolinea il presidente di Confap -. Siamo presenti in 10 Regioni su 20. Dunque i giovani di quella parte d’Italia dove non siamo presenti non ha la possibilità di cogliere questa opportunità formativa». E spesso si tratta delle stesse zone in cui l'abbandono scolastico ha tasso più elevati.
Ma anche dove la formazione professionale è ben radicata «serve potenziare e incentivare la fase dell'orientamento scolastico nella scuola media, affinché agli studenti siano prospettate tutte le possibili strade in cui assolvere gli ultimi due anni dell'attuale obbligo scolastico fino ai 16 anni, compresa quella della formazione professionale che non ha nulla di meno degli altri percorsi».
Enrico Lenzi
Avvenire, 20 febbraio 2020