UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Portare in cattedra i migliori laureati: così la scuola può valorizzare il merito»

La Cisl Scuola ha messo a confronto il ministro Valditara, gli economisti Bruni e Gavosto, la scrittrice Maraini e il pedagogista Magni
6 Marzo 2023

Si fa presto a dire “merito” a scuola, quando si ha il 12% di dispersione, quando la metà dei maturati non raggiunge le competenze minime in matematica e il 40% in italiano, quando nascere al Sud comporta uno svantaggio “territoriale” quantificato in nove mesi di lezioni e quando la differenza di competenze acqui-site da un liceale e da uno studente del professionale è stata misurata dall’Ocse in due anni di scuola. Non basta, insomma, aggiungere il sostantivo “merito” all’intitolazione del Ministero dell’Istruzione, per trasformare automaticamente la scuola italiana in un luogo capace di valorizzare i talenti e accompagnare le aspirazioni di ciascun studente (ma anche degli insegnanti). Lo hanno spiegato bene i partecipanti alla tavola rotonda “Sul merito. Ragioni e valori a confronto”, promossa ieri pomeriggio dalla Cisl Scuola, che ha riunito il proprio gruppo dirigente all’auditorium Carlo Donat-Cattin di Roma.

«Compito della scuola del merito è rimuovere gli ostacoli che impediscono il pieno sviluppo della persona umana», ha ricordato il ministro Giuseppe Valditara, citando La Pira. La vera sfida, allora, è «trovare e valorizzare i talenti di ciascuno», ha aggiunto, rilanciando una «politica riformista» capace di «coniugare merito e bisogno». Perché non è certamente un “merito” (anche se è un indubbio vantaggio) nascere in un posto anziché in un altro e, dunque, è necessario mettere tutti nelle condizioni di poter esplicitare al meglio le proprie doti, attraverso la «personalizzazione dell’educazione». Per farlo servono, però, tanti soldi. Come i 5 miliardi (di cui 3,4 del Pnrr), che saranno impiegati nell’edilizia scolastica. Perché, ha ricordato sempre il Ministro dell’Istruzione e del Merito, si studia e si impara meglio in una scuola «partecipata, sicura e anche bella».

Un ruolo chiave nella scoperta e valorizzazione dei talenti degli alunni è quello degli insegnanti, che meritano una maggiore considerazione sociale, ma anche stipendi più alti, visto che nel resto d’Europa, i professori guadagnano mediamente il 30% in più a parità di ore di lavoro. Da qui l’annuncio del Ministro relativo ai 300 milioni di euro in più che presto arriveranno nelle buste paga dei prof. Soprattutto nella scuola, però, bisogna evitare che il merito diventi “meritocrazia”, che è «l’ideologia del merito», ha messo in guardia l‘economista della Lumsa, Luigino Bruni. Che ha riletto l’articolo 34 della Costituzione sui «capaci e meritevoli», ricordando che «essere capaci e meritevoli è un problema di vita e non di merito». Perché, appunto, nessuno decide dove nascere e, quindi, anche la capacità di impegnarsi a scuola diventa un «dono» e non un «merito» in determinati contesti familiari e territoriali.

Sulla scuola come «palestra di democrazia» che non può «diventare un’azienda» dove tutto è competizione, ha insistito la scrittrice Dacia Maraini, mentre il pedagogista dell’Università di Bergamo, Francesco Emmanuele Magni ha sottolineato come la grande sfida che la scuola ha davanti sia «tenere insieme il principio di uguaglianza con il conseguimento della felicità personale», ricordando che sono le «relazioni educative », il rapporto con veri «maestri », a forgiare la personalità di ciascuno.

Un percorso di crescita che non può prescindere dalla «qualità dei docenti», ha rilanciato il direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto. «La vera partita – ha spiegato – è come portare nella scuola i laureati migliori, soprattutto nelle materie scientifiche. Serve una vera carriera degli insegnanti, capace, finalmente, di riconoscerne il merito». Un obiettivo oggi irraggiungibile nella scuola «privata di mezzi», ha lanciato l’allarme la segretaria generale della Cisl Scuola, Ivana Barbacci. «Rivendichiamo la piena titolarità della contrattazione che disciplina il merito degli insegnanti», ha sottolineato la leader sindacale, rilanciando l’urgenza di chiudere il rinnovo contrattuale ancora in corso. «Dobbiamo ridefinire le nuove competenze professionali degli insegnanti, che tengano conto delle variabili di contesto», ha aggiunto Barbacci. Che ha messo in guardia dall’«isolamento, la vera malattia della scuola» che, invece, deve farsi carico dello «sviluppo comune».

Paolo Ferrario

Avvenire, 3 marzo 2023