Caro direttore, quando, a metà maggio, si levò dalle scuole paritarie il grido d’allarme a fronte degli stanziamenti previsti dal Decreto Rilancio, ritenuti insufficienti per far fronte alle gravi difficoltà causate dall’epidemia, assicurai l’impegno del Partito democratico in Parlamento al fine di incrementare quelle risorse. Oggi, con l’approvazione del raddoppio degli stanziamenti che passano da 150 a 300 milioni, possiamo dire che lo sforzo promesso di venire incontro alle esigenze denunciate con così forte preoccupazione ha avuto un chiaro riscontro.
Qui non si tratta di porre bandierine o rivendicare primogeniture: è uno stile che noi non amiamo praticare e lasciamo ben volentieri ad altri. Anzi, mi sento di ringraziare tutti i colleghi di tutte le forze parlamentari che hanno consentito di raggiungere questo traguardo. Con questo aiuto al sistema delle scuole pubbliche paritarie si vuole consentire, come già avviene per le statali, di affrontare serenamente la riapertura di settembre ed evitare che una parte di esse si trovi nella impossibilità di far tornare in classe i propri studenti. Non è stato facilissimo trovare un’intesa. È inutile nasconderlo. Il Parlamento aveva pochissime risorse a disposizione. Ma considero positiva questa esperienza per due ragioni.
La prima ragione richiama il senso dell’istituzione posta a fondamento della nostra architettura repubblicana, il Parlamento. È nel Parlamento che, attraverso l’esercizio del confronto e della competizione ideale, si trovano le sintesi nell’interesse degli italiani e non dell’uno o dell’altro soggetto: certo occorre un atteggiamento che mi piace definire 'costituente', evocando quello spirito di libertà e adesione ai valori supremi della comunità che contraddistinse i nostri padri quando, pur acerrimi avversari politici, seppero scrivere assieme la Costituzione che Dossetti definì «la più bella del mondo »; ma è solo con il Parlamento, e nel Parlamento, che questo spirito può trovare la sua espressione.
La seconda ragione è che, proprio la discussione su come sostenere di più le paritarie, ha consentito di riportare al centro dell’interesse e dell’attenzione la insostituibile funzione di questi istituti che sono presidio della libertà di scelta educativa come - e nessuno mai dovrebbe dimenticarlo – troppo spesso unica 'tenda' presente in quelle periferie geografiche ed esistenziali ancora così tanto diffuse nel nostro Paese. Andavano e vanno dunque sostenute anche per il risparmio che consentono allo Stato – calcolato in circa settemila euro ciascuno per i circa 900mila alunni tra scuole dell’infanzia, primarie e secondarie – ma non si perda di vista la straordinaria opera sociale e culturale che questa scuola ha iscritta nella propria missione: una nazione che sa mettere a valore la ricchezza di opportunità e di scelte che fioriscono al proprio interno è sicuramente una nazione più forte, prospera, inclusiva, aperta alle novità e al futuro. E fedele ai princìpi costituzionali.
Un’ultima considerazione, più in generale, sul sistema scolastico nazionale. Le linee guida di recente concordate con Regioni ed enti locali, con le risorse assicurate dal governo per riaprire le aule in sicurezza ed efficienza, devono consentire a famiglie, studenti e operatori della scuola di guardare con fiducia alla ripresa di settembre. Ed è molto importante che proprio nei giorni scorsi il presidente del Consiglio, da noi sollecitato alla Camera, abbia ribadito la centralità della scuola nell’azione del governo. Varrà la pena, credo, riflettere però sui troppi silenzi di questi mesi, nel dibattito pubblico, sul valore della scuola, come se non fosse la grande infrastruttura su cui far rinascere il Paese, come se le scuole di ogni ordine e grado, le scuole pubbliche di ogni tipo, statali e paritarie, non giochino un ruolo determinante non solo per l’acquisizione dei saperi formali ma per l’acquisizione dei valori su cui si fonda la nostra comunità. Con meno scuola la comunità nazionale è più debole perché l’educazione è forse il compito più importante nella democrazia, perché il peggior pericolo della democrazia è l’ignoranza: l’ignoranza del valore degli altri, l’ignoranza delle istituzioni, l’ignoranza dei beni comuni. La vera rivoluzione del Paese nasce dalla scuola, dalla valorizzazione del personale scolastico, dalla lotta strenua alla dispersione scolastica che deve essere, come la lotta alla disoccupazione, al centro delle nostre preoccupazioni.
Ricordo bene come rimasi colpito leggendo sulla tomba di Oliver Tambo, uno dei padri del nuovo Sudafrica, tre semplici parole: «Education, Education, Education ». Un Paese senza pace, nella miseria e nell’analfabetismo desiderava ricostruire, usando i suoi pochi mezzi, fondandosi sull’educazione. Per tutti, ogni bambino e adulto. Solo così si costruiscono cittadini. Solo così si costruisce un futuro solido e sereno.
Graziano Del Rio
Presidente del gruppo dei deputati del Pd
Avvenire, 5 luglio 2020