Da Cenerentola dei percorsi formativi a protagonista dell’esame di maturità. L’alternanza scuola-lavoro dopo anni vissuti in sordina sembra essere destinata a una nuova vita. E se da una parte la sua introduzione nella valutazione della maturità deve essere ancora ufficializzata, dall’altra la sua obbligatorietà nel triennio finale della scuola superiore è già una realtà con l’approvazione della «Buona scuola». Sulla carta si tratta di «un’esperienza formativa innovativa per unire sapere e saper fare, orientare le aspirazioni degli studenti e aprire didattica e apprendimento al mondo esterno». Nel concreto gli studenti dovranno passare una parte dei giorni di scuola direttamente nel mondo del lavoro. Quest’anno scolastico l’obbligo è esteso agli studenti del terzo e del quarto anno (e dal prossimo coinvolgerà anche il quinto anno): sono 400 le ore previste negli istituti tecnici e professionali, mentre sono 200 nei licei.
Grazie anche all’obbligatorietà l’anno scorso si è passati dal 42 all’87,4% delle scuole (statali e paritarie) ad aver fatto svolgere periodi di alternanza ai propri studenti. Secondo gli ultimi dati disponibili presso il ministero dell’Istruzione, si parla del 90,6% degli studenti delle classi terze, ma se consideriamo il totale degli iscritti nel triennio finale si può parlare di quasi il 50% di giovani coinvolti. Guardando le diverse aree geografiche del nostro Paese si registra un 48,4% (sul totale degli iscritti al triennio) nelle regioni del nord, un 50,3% in quelle del centro e un 40% nel sud.
Anche il mondo dell’impresa e del lavoro sembra aver colto l’opportunità offerta dall’alternanza scuola-lavoro. Nello scorso anno scolastico 151.200 strutture hanno ospitato studenti, con un aumento del 41% rispetto all’anno precedente. Ma chi offre questa esperienza? Il 36% sono imprese vere e proprie, il 12% lo svolge all’interno della scuola, l’8% viene a contatto con realtà della pubblica amministrazione e un altro 7% conduce quest’esperienza nel settore del non profit. Mai come ora controllare l’offerta in questo campo da parte delle scuole risulta essere un aspetto importante nella scelta del percorso superiore. Ma anche il controllo di quanto avviene nel periodo di alternanza all’interno delle realtà lavorative. Non sono mancati casi, purtroppo, di utilizzo degli studenti come «manovalanza gratuita», andando contro l’obiettivo dell’alternanza. Episodi che, a dire il vero, rendono la scuola «diffidente» verso l’impresa. Non sono mancate voci critiche. Da parte sua il ministero promette vigilanza.
Enrico Lenzi
Avvenire, 8 marzo 2017
Leggi, nell’allegato, le esperienze di alternanza scuola-lavoro ad “Avvenire”, al Museo diocesano di Reggio Calabria, in fabbrica e al Policlinico