UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Perugia, così cento studenti portano il Vangelo ai coetanei

L’iniziativa della Diocesi umbra: raggiunte scuole, ma anche pub e discoteche. Sei i mesi di preparazione
25 Ottobre 2024

A volte per annunciare il Vangelo basta scendere sotto casa, o quasi. Succede a Perugia in questi giorni, fino al 27 ottobre, in occasione della “Missione giovani” promossa dall’arcidiocesi in scuole e atenei, convitti e pensionati universitari, pub e discoteche, bar e mense, piazze e vie del centro storico, stazioni ferroviarie, di bus, minimetro.

Dopo 6 mesi di preparazione, insieme a frati minori, sacerdoti e religiosi si sono messi a disposizione oltre 100 giovani per portare la proposta cristiana ai loro coetanei, invitandoli in questi giorni alle catechesi tenute in serata dai frati minori al Teatro Pavone in Corso Vannucci fino al 26 ottobre. Fra loro il ventenne Federico Ragnacci, 20 anni, studente al secondo anno della facoltà di Scienze politiche, impegnato nel Rinnovamento carismatico e nella Pastorale giovanile presso la parrocchia di Santa Maria Annunziata in Colombella: «L’invito a fare il missionario mi è stato rivolto nel mio gruppo del Rinnovamento, durante vari incontri in cui ci veniva spiegato di cosa si trattasse. Ho risposto sì perché in comunità, in famiglia, in parrocchia ho sempre visto un quid in più, sguardi e sorrisi veri e gioiosi; così ho capito che non potevo tenere per me quello che ho ricevuto».

Dopo l’iniziale carica, Federico ha provato anche «tanta ansia e paura su cosa poteva succedere e chi potevo incontrare. Poi volto dopo volto, alcuni titubanti e altri carichi di preconcetti, mi sono reso conto di come la grazia ha agito in noi, per noi e attraverso di noi. Ci siamo presentati con semplicità e gli schemi sono saltati. Alcuni coetanei ci hanno chiesto: “Perché lo fate?”, altri hanno detto: “Siete coraggiosi ad andare per strada”. Infatti abbiamo ballato in piazza IV novembre davanti al Duomo di Perugia e in mezzo alla gente, prima della testimonianza di un frate, perché siamo stati chiamati a gettare un seme che cresce a prescindere dai contadini, cioè da noi. Mi aspetto tanta grazia e credo che questo sia sufficiente: già il Signore è passato attraverso parole e sguardi».

Concorda Carolina Maria Servillo, 21 anni, studentessa universitaria al terzo anno di Beni culturali, animatrice dell’oratorio nella parrocchia Santa Maria di Castel del Piano. Proprio nella sua comunità parrocchiale è stato rivolto l’invito ai giovani per fare una settimana di missione. Lei ha aderito perché pensa che «il tempo sia il dono più importante ricevuto insieme alla vita, quindi non c’è cosa migliore di questa per impiegarlo. Si è già creata una bellissima comunione fraterna nel gruppo di noi missionari, con età e studi diversi alle spalle. Poi l’incontro con l’altro arricchisce sempre: ognuno può dare un piccolo contributo per lasciare un segno nella vita di altri». I coetanei rimangono «incuriositi e molto colpiti dall’interesse e attenzione nei loro confronti, chiedendo cosa fanno e studiano. A essere arricchiti al primo posto siamo noi, riscoprendoci con gioia attraverso gli occhi dell’altro». Il senso di questa esperienza «è che i giovani si sentano cercati da altri giovani e accolgano l’invito alle catechesi e all’ascolto della Parola, che ha il potere di guarire ferite profonde», ribadisce fra’ Alfio Vespoli, responsabile della missione.

Laura Badaracchi

Avvenire, 23 ottobre 2024

(foto Conferenza Episcopale Umbra)