UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Pensieri e motivazioni d’insegnante in fondo a una ‘corsa’ di un anno

Lettera di un docente: lo sguardo degli adolescenti dona colore e sapore alla vita
23 Giugno 2022

Caro direttore, «La vita sembra spesso un campo di rovi, ma se amata e custodita è un giardino di fiori. Gli insegnamenti appresi in questi tre anni di scuola media li metto nel bagaglio che mi accompagnerà durante il lungo viaggio della mia vita; perché essenziali per giungere con risolutezza alla meta». Queste parole, scritte da un’alunna nel tema di Italiano, invitano a riflettere sul cammino educativo intrapreso con i miei studenti. Alla fine di un triennio scolastico di scuola media, funestato da virus e guerra, mi sono ritrovato in un’aula vuota. Pensieri soavi e dolenti attraversano la mia mente: li ho educati e mi hanno educato; li ho formati e mi hanno formato; li ho istruiti e mi hanno istruito; li ho cresciuti e mi hanno fatto crescere; li ho ascoltati e mi hanno ascoltato; li ho richiamati ma mi hanno stimato. «Se ami veramente l’uomo lo correggi. Anche se talvolta devi mostrarti alquanto duro, fallo proprio per amore del maggior bene del prossimo» (sant’Agostino): spesso si ricordano di più gli insegnanti che hanno preteso molto, ma dato anche molto. Piuttosto che insegnanti che hanno lasciato andare, ma comunicato poco.

Gli anni dell’adolescenza, seppur belli, non sono facili: forse in talune occasioni ho procurato loro infelicità e dolore, per educarli al senso del dovere e al valore del sacrificio, per affrontare con responsabilità e coraggio la vita, in cui «il successo non dipende da traguardi prestigiosi da raggiungere, ma dall’essere se stessi con i propri talenti e i propri limiti» (Vito Magno). Ho inculcato nelle loro menti tre parole familiari, «permesso, grazie, scusa» (papa Francesco), ricordando che soltanto vivendole ogni giorno potranno essere volti e voci di pace. Non ho giudicato ma incrociato le loro vite, perché «a scuola non si matura solo attraverso i voti, ma attraverso i volti che si incontrano» – nota il Pontefice – antidoto alla «dissolvenza dei volti» (Tonino Bello), radice di tutti i conflitti.

È lo sguardo stupito e meravigliato degli adolescenti che dona colore e sapore alla vita spesso incolore e insipida degli adulti. È la loro inscalfibile curiosità, il porsi sempre domande sul mondo che li rende generativi. «Bonum certamen certavi, cursum consummavi, fidem servavi» (ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la corsa, ho conservato la fede) (San Paolo 2Tm 4,7) con le pacifiche armi dell’educatore. «Educare a guardare oltre per insegnare a guardare oltre», ricorda ancora papa Bergoglio: insegnare è essere al servizio del futuro e dei giovani seminando nei campi della vita semi di speranza e segni di pace, oggi invocata con forza. Utinam semina spei et signa pacis in eorum vitis maneant! Che semi di speranza e segni di pace rimangano nelle loro vite!

Vito Melia, insegnante di Lettere, Alcamo (Tp)

Avvenire, 23 giugno 2022