Il decreto 0-6 anni deve essere considerato un passo importante per un sistema scolastico davvero integrato. Lo scrive sul quotidiano online dedicato alla scuola, “La Tecnica della Scuola”, suor Anna Monia Alfieri, presidente della Fidae Lombardia.
Le ragioni di tale presa di posizione sono due: in primo luogo, “perché riconosce con chiarezza la pluralità dell’educazione all’interno del sistema pubblico” . inoltre, “perché mette in evidenza la responsabilità di ciascuno di noi, a cui non è possibile sottrarsi. A questo punto, infatti, spetta alle famiglie e alle associazioni trattare con i sindaci per accedere ai fondi, favorendo un sistema integrato senza alcuna discriminazione fra bambini”.
Tale riconoscimento nella fascia d’età 0-6 anni – continua il ragionamento – non può essere negato negli anni successivi: “La prospettiva di una scuola di qualità, fondata sulla scelta libera di chi ne fruisce, non può essere ingabbiata nella fascia 0-6 anni… Parrebbe uno spiraglio l’affermazione che «sulla base delle richieste degli enti locali, le risorse sono erogate direttamente ai Comuni, con priorità per quelli privi o carenti di scuole statali dell’infanzia». È il Sindaco, insomma, a dover essere così lucido da accedere al fondo, favorendo, in assenza della scuola statale, le risorse territoriali (scuole pubbliche paritarie gestite dal comune o da enti privati)”.
Il diritto dello studente – conclude suor Anna Monia Alfieri – “di apprendere senza discriminazioni economiche, il diritto di scelta dei genitori che possano esercitare la propria responsabilità educativa in un pluralismo formativo sono o non sono per il cittadino italiano dei diritti che lo interpellano? Ormai è stato abbondantemente dimostrato che è possibile garantire la libertà di scelta educativa dei genitori in un pluralismo educativo a costo zero attraverso il costo standard di sostenibilità”.