UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Paritarie: non un “privilegio” ma una ricchezza per l’Italia»

A Milano il convegno dell’Associazione genitori delle scuole cattoliche
24 Ottobre 2022

Le scuole paritarie sono al servizio di tutti. I circa ottomila istituti educativi “pubblici non statali” di ispirazione cattolica operanti nel nostro Paese rappresentano un’occasione di inclusione e di libera scelta delle famiglie e quindi sono un arricchimento per l’intera società. Un modello che nei contenuti dell’insegnamento, nei valori proposti e negli atteggiamenti mette al centro la persona umana.

Ecco l’identità delle scuole cattoliche emersa nel convegno promosso ieri al Palazzo Reale di Milano dall’Agesc, l’associazione che riunisce i genitori de-gli oltre 500mila tra bambini e ragazzi che le frequentano. Tema del dibattito, “Scuola: la persona al centro, offerta pluralitaria, inclusione, accoglienza, sostegno alle famiglie”.

Un video-messaggio del presidente della Cei, cardinale Matteo Zuppi, ha aperto i lavori. «Uno dei punti cruciali delle paritarie è la scelta educativa – ha detto – perciò rivendichiamo questa libertà, insieme al ruolo e ai necessari sostegni: le paritarie non sono un privilegio, arricchiscono la “casa comune”. Ma bisogna sempre mantenere l’eccellenza – ha concluso Zuppi – perché l’educazione cristiana nasce dall’amore per l’altro che non può essere mai modesto o mediocre».

Si pone però il problema della piena attuazione della legge 62 del 2000. «Le paritarie faticano ad essere considerate parte integrante del sistema scolastico italiano – ha osservato il moderatore del dibattito e giornalista di Avvenire, Enrico Lenzi – se si tiene conto che lo Stato spende per loro solo 500 milioni: ma vanno avanti lo stesso e le famiglie continuano a sceglierle». Esiste dunque, nonostante il servizio pubblico, una disparità di trattamento. «Le paritarie devono avere un riconoscimento effettivo, altrimenti ne potranno usufruire, forzatamente, solo quelli che se le possono permettere – ha precisato Luisa Ribolzi, già ordinario di sociologia dell’educazione all’università di Genova –, inoltre non vanno considerate un rifugio ma un contributo allo sviluppo della trasmissione generazionale, fatto importante nel mondo iperconnesso di oggi, dove la solitudine, con i disagi psicologici che comporta, è enormemente aumentata».

L’attuale sistema di finanziamento, basato sulle sovvenzioni, si è rivelato fallimentare: rischia di abbassare la qualità, è stato detto. «Per questo bisogna mantenere aperto il dialogo tra tutte le realtà, evitare le “isole”, riconoscersi e comprendere le esperienze degli altri» ha proposto il vice-sindaco di Milano, Anna Scavuzzo, riferendosi all’esperienza delle 200 scuole gestite dal Comune. «Le paritarie sono il frutto di un’idea comunitaria forte che ha fatto l’Italia così com’è, ma ora questa idea si va indebolendo: ecco la sfida decisiva del nostro tempo» ha sostenuto Marco Tarquinio, direttore di Avvenire. «Non ci sono percorsi di serie A e di serie B, la scuola è di tutti, e se le forze politiche hanno fatto finora solo spot elettorali, adesso è arrivata “la prova del 9” – ha precisato – anche perché si sta costruendo una generazione di esclusi».

«In Europa siamo gli ultimi nella libertà di educazione – ha ribadito monsignor Claudio Giuliodori, presidente della Commissione Episcopale per l’Educazione Cattolica, la Scuola e l’Università – gli altri Paesi non danno elemosine alle non statali, c’è un lavoro culturale da fare, dunque, ma il rischio nel frattempo è che si creino ulteriori sperequazioni, va creata un’alleanza tra scuola, famiglie, imprenditori e realtà sociali».

Fulvio Fulvi

Avvenire, 23 ottobre 2022