E così, tra una citazione di don Milani e una di papa Francesco, Valeria Fedeli la butta lì: «Quattro giorni fa ho firmato la costituzione del gruppo di lavoro che dovrà definire il costo standard, perché dopo 17 anni è venuto il momento di iniziare a fare sul serio sul pluralismo formativo». Nella replica, il cardinale Bassetti, che le siede affianco nell’auditorium del festival della Dottrina Sociale, dirà che «è l’inizio di un cammino», ma la ministra dell’istruzione si è già conquistata il parterre: applaudono le suore e i ragazzi della Fidae, i maestri della Fism, che invocano 'segnali' dalla legge di stabilità, gli imprenditori della Cdo e i genitori dell’Agesc, che hanno appena chiesto «un decreto salva scuole paritarie, visto che ne abbiamo chiuse 250 in un biennio».
Il terzo giorno del festival, che si conclude oggi al Cattolica Center di Verona, è stato dedicato alla scuola paritaria, «scuola pubblica'» come ha precisato la ministra, facendo decollare un dibattito sul pluralismo educativo, nel quale non sono mancati gli affondi sulla formazione professionale - «il sistema duale attende di essere stabilizzato» ha sottolineato don Massimiliano Sabbadini (Confap) - e sull’università: è stata la Fedeli a sottolineare, toccando il tema del reclutamento dei docenti, che il governo vuole «arrivare al riconoscimento dei titoli tra Stato italiano e Vaticano; ci stiamo lavorando». L’intero convegno, promosso dalle organizzazioni della scuola cattolica, è ruotato intorno al tema della parità incompiuta. Aprendosi con molte richieste: dalla definizione dei costi standard per studente alla detraibilità delle spese scolastiche, dal diritto allo studio al buono scuola, dal sostegno per gli alunni disabili a una fiscalità più giusta, dalla parità di accesso alle iniziative di sistema alla formazione iniziale dei docenti, per concludere con la garanzia che gli insegnanti possano scegliere di lavorare nella paritaria senza penalizzazioni.
Durante la discussione, il presidente della Cei ha sottolineato la sollecitudine dei vescovi nei confronti di un’istituzione che fa fronte alle fragilità della società e ha invocato «un patto molto serio tra scuola, famiglie e Chiesa». Bassetti ha dato atto alla ministra delle cose positive, ma ha ribadito che la scuola paritaria di ispirazione cristiana vuole essere una scuola pubblica di tutti «ed è giusto che abbia i diritti di tutte le scuole, come avviene in tutta Europa». Il cardinale ha insistito molto sulla fragilità della società contemporanea e sulla necessità di questo 'patto condiviso' e questo è stato anche il registro del colloquio con la titolare dell’Istruzione. La quale non ha lesinato gli impegni, a partire dal nuovo gruppo di lavoro che sarà guidato da Luigi Berlinguer, il ministro che nel 2000 varò la legge sulla parità e che gode tuttora di una diffusa stima in questa parte del mondo scolastico.
La Fedeli vorrebbe «chiudere rapidamente » tale percorso, che prelude alla piena attuazione della legge, ma non s’illude, perché «non è un caso che la legge 62 abbia accumulato un tale ritardo di attuazione, in quanto – ha ammesso – ci sono luoghi, come anche il Parlamento, dove ideologie e settarismi e una concezione sbagliata dei principi costituzionali bloccano l’attuazione di leggi come questa». Peraltro ieri ha rivendicato al governo lo sblocco dei fondi Pon e ha invitato a «discutere della selezione e formazione dei docenti» perché, se è pur vero che queste scuole non debbono essere considerate di serie B «anzi, abbiamo anche straordinarie eccellenze » - occorre «eliminare dal sistema paritario gli abusi e arrivare al riconoscimento dei titoli e del reclutamento », ha spiegato, esortando le paritarie ad accelerare su qualità interna e sistemi di valutazione. Ha promesso di lavorare perché il ruolo delle paritarie sia riconosciuto negli investimenti (anche per l’edilizia scolastica) e ha detto che quest’anno il governo vuol destinare 250 milioni di euro sulle scuole per l’infanzia.
Un intervento di apertura alle esigenze del settore, ma anche di richiamo alle responsabilità della qualità formativa, con un occhio ai valori comuni - «don Milani teneva in una mano il Vangelo e nell’altra la Costituzione e lavorava per includere e non discriminare» - e un altro al cambiamento vorticoso imposto dalla digitalizzazione: «dobbiamo rilanciare un patto di corresponsabilità educativa tra scuola e genitori». Con la possibile riabilitazione dei telefonini in classe: «o non si tiene nessun device , oppure facciamo una regolamentazione» ha concluso.
Paolo Viana
Avvenire, 26 novembre 2017
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