Un primo sostegno, non un intervento risolutivo. Lo stanziamento di 300 milioni di euro alle scuole paritarie, previsto dal decreto Rilancio approvato il 16 luglio, per Antonio Trani, presidente della Federazione italiana scuole materne (Fism) di Roma e del Lazio, «si rivelerà un aiuto concreto solo se verrà erogato in tempi brevi», ma è da intendersi comunque come «un ristoro rispetto alle difficoltà che hanno interessato le nostre scuole nei mesi del lockdown». Non è dunque una copertura totale «del buco economico che si è venuto a creare – spiega –.
Gli istituti infatti si sostengono con le rette pagate dalle famiglie, molte delle quali si sono trovate in difficoltà economica a causa della sospensione di gran parte delle attività produttive nei mesi passati». Ancora, il referente Fism illustra come i fondi «saranno suddivisi tra tutte le scuole paritarie, comprese quelle comunali», che, secondo gli ultimi dati del Miur, in Italia sono 12.564 e accolgono 866.805 studenti. In particolare, «180 milioni saranno destinati ai nidi e alle scuole d’infanzia – nel Lazio più di 720 per oltre 51mila bambini», per questo per Trani è importante «ragionare in un’ottica di continuità e sostenibilità, pensando ad un fondo istituzionale inserito nel bilancio dello Stato».
Ad aprile, in piena pandemia, l’allarme era stato lanciato anche dalla Conferenza episcopale italiana, che ha affrontato la questione nel documento finale della sessione primaverile del Consiglio permanente proponendo un fondo statale straordinario destinato agli istituti paritari, oltre alla detraibilità fiscale delle rette. Si tratta quindi di «agire ragionando a lungo termine, non tamponando la situazione nell’immediato – dice ancora Trani –, tenuto conto anche che il contributo per le scuole paritarie della Regione Lazio presenta ad oggi un arretrato di due anni». Inoltre, «stando ai dati attuali, a settembre 2021 potrebbe esserci la chiusura del 30% dei nidi e delle scuole d’infanzia paritari».
Guardando al solo Lazio, specifica il presidente della Fism regionale, «parliamo di 50 strutture per un totale di quasi 3mila bambini», mentre a livello nazionale «il numero dei piccoli salirebbe a 500mila. C’è da chiedersi se lo Stato sarebbe pronto a far fronte a questa richiesta di iscrizioni nella scuola pubblica da parte delle famiglie». Trani auspica che il momento attuale possa essere «l’occasione per riqualificare il nostro sistema scolastico tutto intero, dall’infanzia per arrivare ai gradi superiori», organizzando la ripartenza di settembre «in modo strutturato, pensando primariamente alla salute degli alunni e dei docenti», alla luce di un patto educativo che coinvolga anche le famiglie: «ognuno – sottolinea – deve giocare la propria parte al meglio».
Anche suor Clara Biella, presidente per il Lazio della Federazione degli istituti di attività educative (Fidae), cui afferiscono più di 180 scuole paritarie primarie e secondarie di primo e secondo grado, richiama l’importanza – sempre, e maggiormente in questa particolare situazione post– emergenza sanitaria –, «dell’alleanza educativa scuola– famiglia». Inoltre la religiosa, riconoscendo nello stanziamento previsto dal decreto Rilancio «un passo avanti che ha permesso di intavolare un dialogo costruttivo con il Governo, che deve però proseguire», insiste sulla necessità che i fondi stanziati «vengano erogati in tempi congrui alle necessità della ripresa di settembre», ad esempio per quanto riguarda «i necessari interventi di sanificazione richiesti ad ogni scuola». Tuttavia madre Biella tiene a sottolineare che «la questione economica non mette in secondo piano lo scopo primario delle nostre scuole: garantire un servizio di qualità a misura del singolo bambino e ragazzo». Ancora, la referente della Fidae Lazio legge nell’attuale situazione «l’occasione per costruire la scuola del futuro: sempre più aperta, partecipativa e integrata nel territorio».
Michela Altoviti
Roma Sette, 19 luglio 2020