A un mese dall’approvazione del decreto Rilancio, i 300 milioni destinati alle scuole paritarie sono ancora bloccati e chissà quando entreranno effettivamente nella disponibilità degli istituti. «Se tutto va bene li vedranno non prima di ottobre o addirittura novembre, ad anno scolastico già ampiamente avviato », denuncia il deputato di Italia Viva, Gabriele Toccafondi, che, dopo la lettera del 16 luglio, anche ieri ha sollecitato sul punto la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. «Mi ha assicurato che il decreto di assegnazione delle risorse arriverà, ma non ha saputo dirmi quando sarà firmato», aggiunge l’exsottosegretario al Miur, che, a un mese dall’avvio delle lezioni, si dice «fortemente preoccupato» per la tenuta finanziaria delle scuole.
E, infatti, come informa puntualmente il sito www.noisiamoinvisibili.it, già 95 istituti paritari hanno alzato bandiera bianca, annunciando che non riapriranno proprio a causa delle conseguenze dell’emergenza sanitaria. Per la gran parte, si tratta di asili nido e scuole dell’infanzia, che «da marzo non ricevono un euro di rette», sottolinea Toccafondi, ricordando che, i 300 milioni (di cui 180 per la fascia 0-6 anni e 120 per le scuole dalla primaria alla secondaria di secondo grado), dovrebbero proprio servire a ristorare queste perdite registrate dagli istituti. Ma, finché la ministra Azzolina non firmerà il decreto, gli Uffici scolastici regionali non potranno avviare la complessa macchina burocratica che ripartisce le risorse alle scuole sulla base degli alunni iscritti. Soldi che, non va dimenticato, i gestori hanno già speso per mettere in sicurezza aule, laboratori e palestre, secondo la normativa anti-Covid, in vista della ripresa delle lezioni il 14 settembre. «L’esperienza ci insegna che, da quando il decreto viene firmato all’accreditamento effettivo dei soldi alle scuole possono passare anche 3-4 mesi – conclude Toccafondi –. Per questo è necessario che questa firma arrivi in tempi rapidi, perché ogni giorno di ritardo provoca la chiusura di nuove scuole».
Alla luce di questa situazione, stupiscono non poco le affermazioni della senatrice del Movimento 5 Stelle, Bianca Laura Granato che, in un post su Facebook, attacca con toni ben sopra le righe, suor Anna Monia Alfieri, religiosa che, a nome di Cism e Usmi, le Conferenze dei superiori e delle superiori maggiori, aveva proposto Patti educativi di comunità. Un’alleanza virtuosa tra scuole statali e scuole paritarie, tutte facenti parte dell’unico sistema nazionale d’istruzione, come vuole la legge 62 del 2000, per consentire al 15% di studenti delle statali che, per ammissione della stessa ministra Azzolina, non troverà posto nelle aule a settembre, di fare lezione nei locali delle paritarie e non, invece, in cinema, biblioteche, teatri e parchi pubblici. Per la senatrice Granato, questa disponibilità diventa un modo, quasi un sotterfugio, per stare al suo registro, per «carpire finanziamenti statali». Che, come avviene in tutti i Paesi europei, tranne Italia e Grecia, dovrebbero essere invece il giusto riconoscimento del servizio pubblico reso al Paese, come riconosciuto dalla legge ormai vent’anni fa. «Qui non si tratta di dare soldi alle scuole, ma di garantire il diritto all’istruzione per tutti, costituzionalmente tutelato», rilancia suor Alfieri.
Paolo Ferrario
Avvenire, 14 agosto 2020