Al Paese serve cultura scientifica: lo ha detto ieri al Meeting di Rimini il rettore della Cattolica, spiegando che la tecnologia va governata, e ha rivendicato pari dignità per le università non statali sul piano finanziario. «Durante l’emergenza Covid - ha detto Franco Anelli, partecipando alla tavola rotonda con il rettore del Politecnico di Milano, Ferruccio Resta, e la presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza -, prima la gente si è affidata agli scienziati, ma poi li ha abbandonati perché 'cambiavano idea'». Peccato che sottoporre una teoria alla verifica è il metodo scientifico, anche se una società non colta non capisce la dinamica della scienza e non si fida della conoscenza altrui. Compito dell’università non è solo quello di creare capitale umano, ma anche di costruire una società 'colta', «fatta di persone che avvertano il tema della responsabilità e capiscano di dover essere creativi».
Resta e Carrozza hanno delineato la sfida del Covid e quella del Pnrr. «Sul Covid non siamo stati abbastanza competenti, ma nulla di ciò che è emerso è realmente nuovo, perché le grandi sfide digitali ed energetiche erano già sui tavoli di discussione - ha ricordato il primo - e l’emergenza è stata un grandissimo acceleratore. Ma attenzione, finora potevamo lamentarci, mentre adesso le risorse per trovare nuove soluzioni ci sono, perché l’Europa le ha stanziate».
La presidente del Cnr, che considera «antiquato» il sistema ministeriale di gestione degli enti di ricerca, ha definito «il Pnrr una chiamata ai ricercatori ad essere protagonisti di questa grande sfida nazionale e alle istituzioni anche a saper mandare avanti i progetti con grande velocità ed efficienza. Non sarà un’impresa da poco per il nostro Paese, anche dal punto di vista organizzativo e amministrativo».
Prendendo spunto dall’intervento di Carrozza, il rettore della Cattolica ha chiesto parità nei finanziamenti pubblici, sollevando il tema di quelli riservati alle università non statali - «non mi riferisco alle spese di funzionamento, ma il finanziamento della ricerca, come quello per i dipartimenti di eccellenza, dovrebbe seguire le stesse regole» - e a proposito delle frontiere aperte dagli investimenti su green e digitale ha insistito sull’importanza che il sistema universitario vada oltre l’approccio applicativo e arrivi a «mettere insieme anche quelle conoscenze che sono indispensabili per 'governare' una tecnologia, il cui irrompere nell’umano sarà sempre più incisivo e drastico. È necessario attribuirle un significato».
Paolo Viana
Avvenire, 25 agosto 2021
(foto da meetingrimini.org)