UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Otto miliardi per la ripresa»

Intervista alla segretaria della Cisl Scuola, Maddalena Gissi
5 Giugno 2020

«Per riaprire, in sicurezza, a settembre, servono visione, idee e risorse, per dare alle famiglie garanzie di una ripresa serena. Noi non vediamo questa serenità». È con queste «grandi preoccupazioni», che oggi la segreteria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, parteciperà al vertice con il premier Conte e la ministra Azzolina. «Il lavoro da fare è tanto, il tempo è poco e non hanno voluto ascoltarci», aggiunge la leader sindacale, confermando le ragioni dello sciopero dell’8 giugno di tutto il personale della scuola.

Segretaria, ci crede al rientro in classe a settembre?

Riaprire la scuola in sicurezza è fondamentale. Ma per garantire il distanziamento di almeno un metro indicato dal Comitato tecnico scientifico, sarà necessario sdoppiare i gruppi classe, stabilire turnazioni e raddoppiare gli orari. Molto probabilmente sarà interrotto il tempo pieno e prolungato. Se si dovranno fare lezioni di 40 minuti ci sarà una riduzione delle attività disciplinari. Faccio un esempio: se le ore di Matematica passano da 6 a 4 alla settimana, che cosa faranno gli alunni nelle altre due. Stiamo progettando la scuola small. Vorrei che anche le famiglie se ne rendessero conto. Ne vogliamo parlare?

Non lo state già facendo?

Da marzo chiediamo al Ministero di avviare un confronto sull’intera partita, ma il modello partecipativo non decolla, tanto che siamo stati costretti a proclamare una giornata di sciopero per essere ascoltati. Intanto, stanno già procedendo alla formazione delle classi per il prossimo anno, prevedendo gruppi di 27, 28, persino 30 alunni. In un Istituto professionale del Viterbese hanno previsto una classe di 33 studenti. Evidentemente qualcosa non sta funzionando. Mi domando se al Ministero stiano ricevendo dal governo le giuste indicazioni per una ripresa secondo le nuove regole di sicurezza imposte dall’emergenza sanitaria.

Che cosa manca perché la ripresa di settembre, in presenza, diventi realtà?

Manca l’interesse per la scuola. Non basta fare proclami sui giornali se poi, tanto per fare un esempio, il decreto Rilancio, contiene risorse residuali che non hanno alcun elemento strutturale. Soltanto a titolo di esempio: i 40 milioni per la Maturità se ne sono andati soltanto per l’acquisto delle mascherine. E tutto il resto? Per la scuola è necessario un impegno formale, con risorse adeguate. Così, la ripresa a settembre è ancora possibile, altrimenti sarà molto, ma molto difficile.

Su questo punto, però, la ministra è stata chiara: a settembre tutti devono tornare in classe…

Lo vogliamo tutti, non soltanto la ministra. Ma devono dirci come. A metà tempo? In quali spazi? Per fa sì che tutti rientrino in classe, come ha detto la ministra, servono strutture adeguate alle esigenze di sicurezza. Servono classi che oggi non abbiamo.

Di quante classi, di quanti insegnanti c’è bisogno?

Abbiamo fatto delle simulazioni per la scuola dell’infanzia e per la primaria. Per l’infanzia abbiamo previsto l’aumento del 50% delle sezioni, per garantire il distanziamento fisico, con l’assunzione di almeno 40mila docenti e una spesa di circa 1 miliardo di euro all’anno. Per la primaria, invece, le nuove assunzioni dovrebbero aggirarsi intorno alle 70mila per una spesa di 1,8 miliardi di euro. E poi c’è tutto il capitolo del personale Ata. Ipotizzando di inserire un’unità di personale in più nella scuola dell’infanzia e nella primaria, arriveremmo a 28.182 nuovi contratti, per una spesa annua di 590 milioni di euro. Insomma, per settembre, per tutta la scuola, servono almeno 7–8 miliardi di investimenti.

Paolo Ferrario

Avvenire, 4 giugno 2020