UFFICIO NAZIONALE PER L'EDUCAZIONE, LA SCUOLA E L'UNIVERSITÀ
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

«Non lasciateci soli nel percorso di fede»

La testimonianza di Elisabetta, arrivata a Milano da Barletta: «Mi manca il senso di gruppo, resto spaesata»
9 Novembre 2022

Sono una ragazza pugliese, di Barletta, che qualche anno fa ha scelto, e sottolineo “scelto”, di voler studiare “fuori”. Ho scelto una meta, a più di 800 chilometri circa di distanza, dalla mia terra; una delle città che sceglierei altre mille volte: Milano. Era ottobre quando preparai una mega valigia, portando con me l’essenziale.

Accompagnata dai miei genitori, cercai casa e, dopo qualche giorno, i miei genitori rientrarono a Barletta. Iniziò così una nuova fase della mia vita. Ero consapevole di aver lasciato amici, famiglia e parrocchia; consapevole e speranzosa di poterli, prima o poi, ritrovare anche nella nuova città.

Non è stato però così semplice: quando ero a Barletta sapevo di appartenere ad un gruppo con il quale potevo condividere esperienze, rispondendo alla mia esigenza di vivere la fede in comunità. Abitando a Milano, inizialmente presa dall’entusiasmo di questa nuova realtà, misi un po’ da parte tutto questo mio mondo.

Dopo qualche mese, iniziai ad avvertire un senso di spaesamento, di mancanza: qualcosa stava cambiando! Effettivamente la mancanza di una delle parti fondamentali della mia vita si faceva sentire.

Ricordo, come se fosse ieri, la mia prima Quaresima lontana dalla comunità. Cercai su Google Maps la parrocchia più vicina per poter riprendere a partecipare alla vita liturgica.

Andava meglio, ma c’era ancora qualcosa che non mi completava. Con il passar del tempo ho cambiato casa e riecco lo stesso problema: ricominciare la trafila della ricerca e trovare una nuova realtà. Una di esse mi offrì la possibilità di iniziare un percorso educativo con degli adolescenti e di far catechismo ai bambini: iniziavo a sentirmi, ora, a casa! Questo è durato per due anni poiché ho dovuto poi cambiare nuovamente casa (e parrocchia). Non è facile cambiare continuamente riferimenti!

Alla luce dell’esperienza che sto vivendo, ho scelto di scrivere questa lettera per raccontare come accanto alla mia volontà di partire c’è stato lo spaesamento vissuto, lo sgretolarsi del rapporto con sacerdoti e guide spirituali di riferimento che fino a ieri ti contattavano per dei servizi in parrocchia e ad oggi nessuno di loro mi ha mai chiesto “come stai?”. Ci sono momenti in cui penso di essermi sentita usata e non accompagnata. Mentre il tempo passava, ho cominciato a non sentirmi appartenente a una comunità, a un gruppo. Spesso ho creduto di essere sola nel vivere questa esperienza.

Difficile è poi, sebbene ci si trovi a condividere casa con altri fuorisede, esprimere il bisogno di mantenere un cammino di fede. Invece, sempre più spesso, combatto con i giudizi altrui che diventavano condizionanti quando la mia fede vacillava!

Sarebbe bello sapere di potersi trasferire in una città diversa dalla propria, fiduciosi di poter cercare altri giovani che vivono la stessa esperienza per confrontarsi, supportarsi e fare insieme un cammino di fede. Inoltre, avere punti di riferimento, potrebbe essere un primo passo per evitare il senso di spaesamento e non perdere il contatto con le proprie radici, le stesse che ci hanno reso ciò che siamo e permesso di arrivare dove sogniamo.

Elisabetta

Avvenire, 9 novembre 2022