«All’interno del sistema integrato di istruzione, le scuole dell’infanzia paritarie, in particolare d’ispirazione cristiana che hanno come punto di riferimento la Fism – circa novemila realtà educative frequentate da quasi mezzo milione di bambine e bambini - costituiscono un segmento sempre rilevantissimo in termini numerici. Purtroppo, però, sempre più rilevanti sono pure le variazioni quantitative, secondo i dati più recenti sempre in negativo. La gravissima crisi demografica – ancora in attesa di risposte concrete - intercetta prima di ogni altra proprio l’ordine di scuola che presidiamo, inoltre persistono difficoltà economiche legate alla mancata applicazione della legge sulla parità, che, penalizzando enti gestori e famiglie, continuano a condannare notevoli presidi educativi all’inevitabile chiusura...». Così una nota di lavoro della presidenza Fism che nei giorni scorsi ha dedicato i suoi lavori alla valutazione degli ultimi dati statistici allineando differenti fonti.
Innanzitutto si sono verificati quelli riportati nel ventiseiesimo “Rapporto” curato dal Centro Studi per la Scuola Cattolica, introdotto dal monsignor Claudio Giuliodori e quest’anno dedicato alle “emergenze educative”, corredato dall’interessante appendice “La scuola cattolica in cifre” con i numeri eloquenti riportati da Sergio Cicatelli, fra poco in libreria per i tipi dell’editore Scholé. Da questi si prende atto di un duplice dato. Le paritarie che ancora nel 2022-2023 hanno accolto il 35,4% dei bambini delle scuole dell’infanzia hanno subito complessivamente un calo di circa 200 unità, decremento praticamente concentrato tutto in questa fascia. Ancor più sensibile, letto in rapporto al numero dei bambini, la perdita registrata che indica circa 17mila piccoli fruitori in meno nonostante il riconoscimento di caratteristiche di eccellenza, ambienti adeguati, offerta formativa, personale preparato e capacità di innovazione e inclusione, e persino utili servizi aggiuntivi, riconosciuti all’educazione e cura della prima infanzia proprio in quest’ambito.
Una perdita che non si arresta, anche secondo i dati ancora più aggiornati appena diffusi dall’Ufficio di Statistica del Ministero dell’Istruzione e del Merito. Nel report dal titolo “Principali dati della scuola – Avvio anno scolastico 2024/2025” – tra i dati sulle paritarie aggiornati sino al 2023-2024, la scuola dell’infanzia si conferma “benché in decrescita”, il settore educativo in cui si concentra il maggior numero di alunni in valore assoluto. Secondo Luca Iemmi, presidente nazionale Fism «è del tutto evidente che è necessario un maggior sostegno economico da parte dello Stato a questi fondamentali presidi socio-educativi e di istruzione che senza finalità di lucro ed in forma sussidiaria fanno risparmiare alle casse statali circa tre miliardi di euro all’anno, senza contare che gli edifici sono messi a disposizione gratuitamente dalle comunità. Il tutto per evitare che i costi vengano riversati sulle famiglie già oggi in difficoltà. La continua chiusura delle scuole dell’infanzia non dovuta esclusivamente al calo demografico, ma in molti casi, anche a difficoltà economiche, comporta spesso la perdita di possibilità per i bambini del diritto all’istruzione e per i giovani genitori della possibilità di conciliare i tempi di vita e di lavoro, specie quello femminile».
Avvenire, 15 ottobre 2024